Libri. ‘Il mondo dietro di te’, avvincente romanzo di Rumaan Alam. Da non perdere

di Daniela Marras

È uscita a Marzo 2021 la traduzione italiana di “Leave the World Behind di Rumaan Alam, pubblicata da “La nave di Teseo Editore”.
Sul retro della copertina vi è una citazione da “The Washington Post” che definisce il libro “un thriller perfetto” ma anche “un’opera di alta letteratura”.

Ebbene, lascio ai lettori che accoglieranno la mia segnalazione il giudizio sull’essere il romanzo un thriller perfetto e un’opera di alta letteratura…

Quanto a me, posso dire di averlo letto in una giornata, avvinta senz’altro dalla suspense ma credo soprattutto dalla prosa dell’autore che sostiene una trama in sé essenziale e quasi scarna, considerata anche la lunghezza del libro stesso.
 
Una famigliola americana, “piccolo borghese” lascia la città di New York e si dirige a Long Island (quella de “Il grande Gatsby”) per una vacanza in una casa presa in affitto: padre, Clay, madre, Amanda, e due figli adolescenti ma “ancora per lo più bambini”, Archie e Rose.

“La casa era di mattoni, dipinti di bianco”, “Sembrava vecchia ma nuova” “solida ma leggera”, sicura come quella del più furbo dei tre porcellini, c’era anche la piscina, il mare non lontano ed era circondata dai boschi.

“Rispettava lo slogan amichevole della descrizione. Entra nella tua bella casa e lascia il mondo dietro di te”.

La vacanza comincia e solo qualche accenno “fuori campo” lascia intendere che qualcosa incombe, una minaccia, un sospetto di pericolo imminente, anche se non si comprende cosa potrà mai accadere.

Ed ecco un rumore, “strascicamento di piedi, una voce, un mormorio basso, una presenza.

Una perturbazione, un cambiamento. Qualcosa… Ecco che qualcuno bussava alla porta. Cosa avrebbero dovuto fare?”.

Viene citato “Indovina chi viene a cena?” ma è chi bussa a costituire un pericolo, a rappresentare una minaccia?

La voce fuori campo insinua, suggerisce, lascia intendere, stuzzica e la narrazione va avanti, nessuno viene ucciso, nemmeno un ferimento finché non si comprende che lo scenario diventa quello che si definisce “distopico”, una distopia però non lontana e improbabile, ma vicina, vicinissima a noi, quasi presente e assai probabile, quasi quasi prevedibile.
 
La convivenza di quattro adulti e due adolescenti nella casa di mattoni occupa tutta la narrazione. Viene citato anche “quel film in cui l’uomo finge per il figlio che la vita durante il nazismo sia normale, persino bella”.

I personaggi si delineano coi loro discorsi e i loro comportamenti, le loro paure istintive e i loro ragionamenti rassicuranti mentre la natura si ribella, le certezze quotidiane vengono a mancare, la casa di fatto rimane isolata e lontana dal resto del mondo.

Tutto per duecentonovantotto pagine.

Pagine di inquietudine e trepidazione per ciò che accade e per ciò che non accade, per ciò che ci si aspetta e per ciò che non ci si aspetta, per ciò che viene rivelato e per ciò che non viene rivelato, a cominciare dall’incipit:
“Bene. Il sole risplendeva. Lo presero come un segno propizio – la gente trasforma qualsiasi cosa in un presagio. Era come se tutto dicesse che non ci sarebbero state nuvole all’orizzonte. Il sole era al suo solito posto. Il sole persistente e indifferente”.

Come detto sopra, al di là della trama, ho trovato notevole e personale la prosa dell’autore, il suo stile, il suo talento con le parole e l’affabulazione.

Lascio ai lettori il piacere di scoprirlo e di immergersi nella storia de “Il mondo dietro di te”.
Buona lettura!
 Pavia, 23 maggio 2021

 

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