In questo libro straordinario, Anna Politkovskaja, giornalista della “Novaya Gazeta”, a lungo unico giornale indipendente dalla censura di Putin, racconta i fatti della guerra in Cecenia, della scuola di Beslan, dell’attentato nel Teatro moscovita di Dubrovka.
Il suo impegno le costerà la vita: la giornalista verrà infatti uccisa nell’ascensore di casa, nel giorno del compleanno del dittatore russo.
Si tratta di un documento che mette in luce tutte le carenze, le cecità, la corruzione di un regime che invece vuole mostrarsi con la forza, la freddezza, la sicurezza del suo leader, Vladimir Putin.
La verità, come da sottotitolo, è scomoda.
La verità richiede di essere responsabili di fronte ad essa, di farci i conti.
Non è un caso che, in paesi come la Russia e la Cina, come ha puntualmente sottolineato Jacques Alain
Miller, non ci sia posto per la Psicoanalisi.
Tutti i regimi temono la verità e chi la racconta, perché temono il potere dirompente della parola: non la parola vuota della propaganda, della retorica, ma la parola piena della verità, che impone di essere ascoltata e di essere affrontata.
Non c’è Psicoanalisi senza libertà, non c’è libertà possibile senza posto per la verità.
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