Lillo, storia di un cane speciale

DI ORNELLA SUCCO

Arrivò a casa della mia amica Luisa una vigilia di Natale. Piccolissimo, poteva avere due o tre mesi ma, fin da subito, si capì che era un cane eccezionale.

Innanzitutto rappresentava esattamente il contrario di quello che la sorella della mia amica e il suo ragazzo di allora erano andati a cercare al canile.

Erano partiti infatti dell’idea di cercare un cane di media taglia con il pelo lungo, possibilmente simile ad un cocker o un barboncino, invece si erano innamorati di quel cucciolo col pelo bianco e corto e con una curiosa distribuzione di macchioline nere, una delle quali sull’occhio e un’altra sull’orecchio opposto, che lo facevano somigliare al cagnolino intento ad ascoltare il grammofono nel logo della “Voce del Padrone”.

La mia amica a dire il vero si aspettava un regalo di Natale meno impegnativo ma, come già detto, bastava guardarlo una volta per innamorarsi di lui: magro magro, di taglia piccola ma con zampe lunghe e snelle, Lillo non camminava, saltellava abitualmente oppure, piroettando sulle zampe, sembrava che stesse muovendo dei passi di danza.

Persino io che, fino a quel giorno, non avevo mai amato i cani (ero piuttosto propensa a temerli in seguito ad un infelice ricordo d’infanzia) ne caddi innamorata al primo sguardo.
Non ricordo di averlo mai sentito abbaiare, al massimo ricordo i suoi: “cai cai cai! “ quando inavvertitamente, qualcuno lo pestava perché, silenziosissimo com’era, non ci si era accorti di averlo proprio alle spalle.

Ricordo invece, distintamente, le sue corse quando lo portavamo i giardinetti: perché in realtà Lillo non correva, saltava come una lepre: nei prati con l’erba alta lo si vedeva emergere e scomparire in mezzo all’erba con un effetto simile a quello di una ripresa al rallentatore.

Una volta, davanti al laghetto di Italia 61, ingaggiò una specie di sfida con un Bobtail grande quattro volte lui. Il cagnone cercava di essere il più veloce nell’andare a recuperare un legnetto ma il nostro piccolo amico “tagliava le curve” come un motociclista sulla pista e riusciva sempre ad arrivare per primo.

Dopo due o tre volte anche il Bobtail pensò di adottare la stessa tecnica e il risultato fu un’involontaria spinta che, considerando la mole dell’animale, provocò la caduta del suo padrone nell’acqua del laghetto.

Tutti ridevano tranne, ovviamente, il padrone del Bobtail, fradicio fino a metà coscia, ed il suo cane affranto per la serie di improperi che l’umano gli stava scaraventando addosso.
Una domenica di ottobre stavamo facendo una passeggiata tra le vigne, appena fuori da un paese del Monferrato dove affittavamo due stanze insieme ai suoi padroni.

Man mano che ci addentravamo nei sentieri che costeggiavano i filari ormai spogli, accadeva di incontrare dei cacciatori che rientravano, da soli o a gruppi di due o tre, da una battuta di caccia che lamentavano estremamente infruttuosa.

Bene, arrivati a circa metà del nostro percorso che prevedeva una specie di anello sulle colline che sovrastavano il paese, vediamo Lillo partire come un fulmine e infilarsi in mezzo ai filari insensibile a qualsiasi richiamo da parte dei padroni: pochi secondi dopo dalla stessa direzione vediamo alzarsi in volo un fagiano maschio semplicemente maestoso.

Ridendo abbiamo commentato che quello scricciolo di cane avrebbe potuto dare lezioni molti dei costosissimi cani da caccia che avevamo visto rientrare con i loro padroni a carniere vuoto ma, essendo pregiudizialmente contrari all’esercizio dell’arte della caccia nel XX secolo, abbiamo concordato sul fatto che era indubbiamente meglio così e che eravamo felici del fatto che il bel fagiano potesse ancora volare liberamente così come Lillo amava correre senza guinzaglio.

Quattro anni densi di ricordi e di un affetto smisurato. Io e mio marito eravamo solo degli “zii” eppure, appena ci vedeva, ci saltava intorno con una gioia tale che la sua coda pareva una girandola impazzita.

Poi la fatalità: una sera, mentre era sul viale per una passeggiata con il papà della mia amica, Lillo ha visto sul marciapiede opposto la mia amica che stava uscendo di casa con la carrozzina per raggiungere la casa dei genitori.

Impulsivo come sempre, complice un guinzaglio troppo lungo, si è gettato giù dal gradino del viale finendo immediatamente investito da un’auto in transito che, ovviamente, non poteva prevedere quella reazione.

Portato di corsa dal veterinario, il medico non ha potuto fare altro che alleviargli le sofferenze ma non ha neppure passato la notte tanto gravi erano le lesioni interne.

La mia amica ha avuto altri tre cani, uno dei quali amato moltissimo anche da noi per quanto era socievole, buono, coccolone, ma….

Non era Lillo e io resto convinta che cani come lui ne nasca uno ogni cento o duecentomila e, nonostante il dolore provato per la sua morte tragica e precoce, penso di essere stata davvero fortunata a conoscerlo e a volergli bene

Immagine tratta dal web

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