L’ironia e quel potere di rendere leggero il mondo

DI PINA COLITTA

Una frase azzeccata, con il tono giusto e magari anche accompagnata da un gesto che la riempie, può essere molto più efficace di qualsiasi noiosissima reprimenda.

L’ironia concede leggerezza, in un mondo pesante e di pesanti. Circondati come siamo da persone che tendono sempre a prendersi molto sul serio, a sentire i problemi del mondo sulle loro spalle, l’attitudine all’ironia diventa un vero e proprio vaccino. Distanzia da questo grigiore del proprio Io, epicentro dell’universo.

L’ironia, se bene dosata, avvicina, crea empatia, riduce qualsiasi forma di distanza e, dunque, genera comunità, relazioni, affetti. Di solito le persone che hanno la grande fortuna di amare, e amare tanto, riescono anche ad essere ironiche; al contrario chi ha sempre un rancore con il quale fare i conti, chi fa fatica a parlare la lingua dell’amore, difficilmente riesce a brillare per senso dell’ironia.

E quando ci prova corre perfino il rischio di essere goffo. Dunque l’ironia ha una sua forza rivoluzionaria per vivere meglio!
Eppure, con l’ironia non bisogna mai esagerare, soprattutto se il nostro interlocutore ha una certa tendenza alla suscettibilità.

L’ironia, che in molti manuali di buone maniere, è abbinata quasi in modo naturale all’eleganza, non deve mai trascendere nel cinico sarcasmo. Altrimenti si rischia di attraversare il confine, talvolta molto sottile, che separa una battuta efficace da un’offesa e perfino da un insulto.

Il web ha dato all’ironia una spinta virale potentissima e, oggi, una qualsiasi battuta, un qualsiasi tocco di intelligente sarcasmo, può contagiarci in modo quasi istantaneo. Non si ha più la necessità di andare al vecchio bar di una volta, per incontrare i dispensatori di sorrisi, vere e naturali pillole antidepressive, forniti della dote dell’ironia. Abbiamo tutto a portata di mani, anzi di clic.

Basta solo non sprecare tante possibilità che ci arrivano sotto il segno dell’ironia, usata e abusata, su Internet.
Qui “naviga” un popolo di persone senza spina dorsale, e anche un tantino vigliacche, che tendono a essere deboli con i forti e forti con i deboli. Per questo oscillano tra la derisione e la venerazione.

Sono atteggiamenti fragili che non ha nulla a che vedere con l’ironia, che, invece, ha la leggerezza del sorriso, punge ma non ferisce. E innanzitutto rispetta la persona verso la quale è diretta e se Jules Renard dice che “L’ironia è il pudore dell’umanità” ci sarà un motivo!

Il pudore richiamato da questa frase è quello della gentilezza, delle buone maniere, della cautela rispettosa della sensibilità degli altri. Si può essere ironici in modo efficace e anche taglianti, senza per questo sconfinare nel terreno paludoso della mancanza di pudore, che tra l’altro, in molti casi, si traduce in una forma di volgarità.

Per non parlare del mio amico Giambattista Vico che, a ragion veduta asseriva “L’ironia inizia dalla riflessione”.
E bene si, ci voleva un filosofo, e di grande caratura, per darci una versione molto concreta e attuale sull’uso dell’ironia. Serve riflettere per esercitarla al meglio e per non ridurre l’ironia a un gioco narcisista e fine a se stesso.

L’utilizzo dell’ironia è importante perché aiuta ad accettare situazioni difficili o tragiche togliendo loro la connotazione affettiva negativa e riformulando la situazione attraverso un’ottica comica.
Mentre per il sarcasmo la questione cambia perché alle basi di esso c’è una difesa psicologica chiamata “formazione reattiva” attraverso la quale si è in grado di confrontarsi con una realtà che potrebbe ferire, ma che, rendendola comica, elimina, quindi, la parte di dolore.

Pensiamo, per esempio, all’amico che racconta alcune sue disavventure ridendoci; al momento, quell’atteggiamento sembra strano, magari si viene coinvolti nella risata, ma allo stesso tempo ci si rende conto dell’atteggiamento incongruo.
Probabilmente quell’evento contiene una sofferenza, talmente difficile da contattare, che il metterlo in chiave ironica aiuta ad esternarlo in modo accettabile.

Mi viene in mente, a tal proposito, il valore catartico della
commedia teatrale contro lo stress perché, infatti, trasporta, per un lasso di tempo, nel suo mondo, alleviando la mente dai pensieri logoranti e facendo in modo che si possa trascorrere dei momenti piacevoli e liberi da stress.

La gestione dello stress riguarda anche il trovare dei momenti piacevoli per staccare da ciò che assilla, sia a livello fisico che psicologico.
“Leggere una commedia o andarla a vedere ci regala dei momenti di sorriso che ci aiutano a creare quello stacco che, anche se piccolo, è importante per frastagliare i livelli di stress e renderli meno usuranti.”

L’ironia dunque, se ben dosata, è creativa e fa bene alla salute, mentre il sarcasmo è sempre nocivo.
Eppure molti sarcastici pensano in realtà di essere ironici, e fanno danni a se stessi e agli altri…

L’ironia è una funzione essenziale per l’uomo, è un modo un po’ distaccato e canzonatorio su un evento, una situazione, sugli altri o su se stessi, capace di osservare in modo panoramico, acuto e lucido, cogliendo gli aspetti ridicoli, effimeri, paradossali o grotteschi.

Quante volte è accaduto per esempio, in una prova importante, di riuscire a “vedersi da fuori” e a cogliere l’assurdità ridicola del proprio eccesso di tensione, e poi, invece, una battuta riporta tutto alle giuste dimensioni? L’ironia dunque è leggerezza e visione d’insieme.

Il sarcasmo è il suo contrario, che nasce spesso da un eccesso di ironia priva di cuore, incattivita da una prolungata frustrazione. Ora a chiunque può accadere che, sporadicamente, possa scappare una frase sarcastica, ma ci sono alcuni che hanno una spiccata tendenza a farne uso, tanto che il sarcasmo, proprio per taluni, diventa il loro sguardo sulla realtà e la loro cifra di riconoscimento. E qui siamo fuori ogni norma di rispetto, purtroppo!

Scrivendo questa riflessione, come non poteva venirmi in mente il tanto amato Roberto Benigni che legge la Divina Commedia. La domanda nasce spontanea: quanti hanno amato davvero la Divina Commedia studiata sui banchi di scuola?

Eppure, se a qualche illuminato prof gli fosse venuto in mente di spiegarla ai propri alunni, attraverso la lettura di Benigni, ironica, divertente e coinvolgete, sicuramente in tantissimi avrebbero amato e compreso i versi del sommo poeta nella “Commedia”.
“Quando si ride ci si lascia andare, si è nudi, ci si scopre. Quando uno ride, vedi un po’ la sua anima. E poi quando si ride ci si muove, ci si scuote. Ci si scuote come un albero e si lascia per terra le cose che gli altri possono vedere e magari cogliere. Gli avari e coloro che non hanno niente da offrire, infatti, non ridono.”
Roberto Benigni

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