L’odio, la malattia sociale del nostro tempo

DI FRANCO FRONZOLI

 

L’odio è il peggior sentimento che possa albergare nel cuore di una persona.

L’odio è un persistente sentimento di avversione verso qualcuno per cui si desidera il male o la rovina altrui.

Non ho mai odiato.

Ho avuto antipatie, più verso i prepotenti, gli intolleranti, i misogini,  i razzisti, i rancorosi, ma mai odio.

Sono disgustato da quanto odio circola nel web, tramite discorsi, slogan, insulti.

Ma c’è un disgusto che non tollererò mai: l’incitamento all’odio, alla violenza.

Da una analisi è stato stabilito che si registrano circa 7.000 frasi di incitamento all’odio ogni giorno nei circuiti mediatici.

Ma la cosa più grave è che l’incitamento proviene da quelle sedi istituzionali che dovrebbero divulgare messaggi di pace, di coesione, di responsabilità, di rispetto.

L’odio è la parte più consistente delle guerre di ogni gesto che offende donne, bambini, emarginati.

Esiste anche l’odio etnico, un sentimento che viene cullato nei cuori di chi disprezza una popolazione, di chi augura morte, delegando il compito anche ai vulcani.

Io mi metto di fianco a Ugo Foscolo nel suo aforisma : “ Io non odio nessuna persona , ma vi sono uomini che non vorrei vedere nemmeno da lontano “ .

Sì, vi sono persone sgradevoli saccenti, presuntuosi, che è meglio non frequentare, mai odiare.

Se non fosse esistito l’odio nell’umanità saremmo al punto in cui siamo?

Certamente no.

Papa Francesco, in ogni occasione, manda messaggi di pace, di rispetto, che restano inascoltati da molti.

Ho visto l’odio negli occhi di tante persone, la pace in quelli di pochi, l’indifferenza negli occhi dei più.

C’è troppa corsa agli armamenti, alle ricchezze personali, al potere, ai sentimenti peggiori, per sperare che questa umanità possa uscire da questo nefasto vortice.

La storia dell’uomo è intriso di odiatori, di dittatori, di sterminatori, senza un profondo perché.

Abbiamo bisogno di fratellanza, di quei sentimenti che uniscono e non separano.

Bisogna imparare la cultura della solidarietà, della unità, della comprensione.

La pandemia volge al termine dopo il troppo tempo che ci ha tenuti segregati, ci domandiamo: abbiamo tratto i dovuti insegnamenti?

Se la risposta sarà: no,  allora, ricadremo nel baratro ; se sarà invece ,si, qualche speranza di resurrezione rimane…

Immagine tratta dal web

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