DI REDAZIONE
Gli ornitorinchi e gli echidna sono monotremi, mammiferi che però depongono le uova, invece che figli vivi come gli altri. Oggi tendono a diminuire, ma una volta erano molto più diffusi, come testimoniano loro fossili ritrovati in Sud America (1991). Ne esistono attualmente cinque specie.
Il corpo di un ornitorinco possiede vari “accessori” per vivere nel suo ambiente acquatico. Gli arti anteriori, corti e laterali, sono dotati di zampe grandi e palmate, per nuotare in modo efficace, insieme alla coda piatta e larga, che gli consente ampie virate, ed anche accumuli di grasso.
Le narici, sul becco tipo di anatra, si chiudono sott’acqua, come pure gli occhi, piccoli in scanalatura richiudibile. La pelliccia è del tutto impermeabile. Le zampe posteriori, al contrario delle anteriori, sono ricurve ed affilate per la pulizia; inoltre hanno uno sperone velenoso, usato soprattutto per difesa e lotta contro nemici. Allora come fanno ad avanzare in acqua per cercare cibo?
Il becco, flessibile, contiene numerosi elettro ricettori, capaci di rilevare anche deboli attività nervosi di vermi e larve di insetti, dentro il fango sul letto di fiumi. La dieta è carnivora, integrata anche con piccoli mammiferi. Il maschio arriva fino a 2,4 kg di peso, la femmina 1,6 kg. In cattività vivono fino a circa 17 anni.
La stagione della riproduzione inizia tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera: i maschi lottano tra loro per la femmina, adoperando i loro speroni velenosi. Il loro veleno è piuttosto pericoloso, senza antitodi disponibili, tanto da poter uccidere animali grossi come un cane. Per noi non è mortale, ma provoca un dolore assai intenso nella parte colpita, non facilmente alleviabile con gli antidolorifici comuni.
L’ornitorinco, dopo un periodo di gestazione di 12 giorni, depone da una a tre uova per volta, che sono poi covate in buche del terreno. I cuccioli sono privi di pelliccia e di spine e vengono alimentati dal latte materno: essi succhiano il latte dai pori sul ventre materno, mentre lei giace sul dorso, essendo priva di capezzoli.
Nonostante la degradazione di alcuni ambienti vitali, esso rivela a volte una certa capacità di sopravvivenza anche in alcuni parzialmente insalubri. Comunque molti esemplari vivono in parchi protetti, oltre allo stato selvatico lungo corsi d’acqua in Tasmania e nella parte orientale dell’Australia.
(foto da Pixabay)
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