L’orrore del ‘festival’ di Yulin in Cina che neppure la pandemia ha fermato

di Carla Vistarini

E’ il “festival” più orribile e infame del mondo, quello di Yulin in Cina, dove si ammassano, si schiacciano, si soffocano, si torturano piccoli e indifesi esseri viventi, cani e gatti.
Questo inferno, che torna puntuale ogni anno, anche questo, anche con la pandemia, è un “festival” della crudeltà e della disumanità, in cui trovano la morte, e quindi forse la pace finalmente dopo torture inimmaginabili, oltre diecimila esserini che nell’uomo vedono un compagno, un oggetto di affetto, di fiducia e non un carnefice.
C’è tanta altra terrificante crudeltà al mondo, è vero, ma almeno è stigmatizzata dal disprezzo che suscita e condannata formalmente da leggi e norme apposite che mettono un argine alla cattiveria umana contro i propri simili, e sono un baluardo, o almeno ci provano, a difesa dei più deboli. Qui no, qui accanirsi contro esseri indifesi, abbandonati dalle leggi e dall’indifferenza con torture e malvagità inenarrabili e disprezzo brutale diventa un “festival”. Una festa. C’è gente che ci si diverte.

Questi esseri viventi, nostri compagni di vita umana, vengono, al termine di sofferenze atroci, venduti, macellati sul posto con una furia trogloditica e sanguinaria e quindi mangiati. Tutto questo nella Cina con cui intratteniamo rapporti in palmo di mano, la famosa via della Seta che significa di fatto un’infiltrazione capillare nel nostro sistema produttivo, economico, commerciale e sociale. Scelte di cui la Storia presenterà il conto.
Ma torniamo allo scempio chiamato “festival” di Yulin. Basta guardare le foto (spaventose) per vedere oltre alle atrocità anche la situazione igienica, angosciante. Mi fermo qui nella descrizione perché andare avanti è sconvolgente, ma basta digitare Yulin on line per scoprire da soli di cosa si parla. E penso sia importante che tutti lo facciano, per capire, per provare orrore, denunciare e condannare. Cagnolini, gattini e altri poveri animali vengono accatastati e ammassati in gabbie minuscole, uno sull’altro, vivi, assetati, feriti, torturati dall’assenza di ogni minimo rispetto e quindi venduti, vivi o macellati sul posto, senza riguardi, senza umanità.
Il tratto che unisce tutto è l’avidità umana, la stupidità umana, la disumanità umana e la sofferenza e il sacrificio di esseri viventi innocenti e fiduciosi. Quel sangue intossicato dalla paura, quei resti macellati lasciati a marcire ovunque, quelle sofferenze atroci, l’infernale indifferenza sfociano in un ammasso di orrore, microbi, batteri e virus.
La malvagità fa male alla salute. La nostra. La malvagità unita all’idiozia, e al disprezzo della natura, dei valori della nostra evoluzione spirituale, creano l’inferno in terra. Non si può voltare la testa dall’altra parte, con l’alibi che certe cose avvengono tanto lontano. Niente è lontano oggi.
PS: Io sono vegetariana da oltre quarant’anni, per ragioni animaliste, ma posso comprendere chi si nutre in maniera diversa, anche se ormai la scienza dimostra che la carne va presa solo a piccole, piccolissime dosi. Quello che è imperdonabile non è, o almeno non è tanto, il sacrificio di un essere vivente per il nutrimento dell’uomo, ma maltrattarlo, ammassarlo, disprezzarlo, e approfittarsene finché è vivo e soggiogato. L’animale che vive e muore per nutrire persone deve poter vivere come la natura vuole che viva, nei campi, allo stato brado, felice. E rispettato.
La Natura non perdona i soprusi, e Wuhan e il “festival” di Yulin ne sono una prova. Lottiamo come possiamo per i diritti dei nostri amici animali e lotteremo per la nostra salute, mentale e fisica. Possiamo farlo in mille modi. Restando informati senza girare la testa dall’altra parte; immedesimandoci in quelle sofferenze; parlando di questi soprusi, sensibilizzando persone intorno a noi; limitando il consumo di carne; e infine politicamente, non dando il voto a chi appoggia, nel silenzio e nell’indifferenza, queste orribili malefatte, le cui conseguenze paghiamo tutti.
Viva gli animali, nostri amici e compagni di viaggio. Sempre.
*Immagine Laspiapress

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