Luciana Littizzetto, “io mi fido di te”: quando i figli nascono dal cuore

DI SILVANA PINTO

Ho appena finito di leggere il libro di Luciana Littizzetto, i brividi mi precorrono per tutto il corpo e non accennano ad arrestarsi, emozioni che si manifestano così, scuotendo corpo, anima, mente ma soprattutto il cuore.

Ho pesato e fatto mia ogni singola parola di questo libro che altro non è che una meravigliosa dichiarazione d’amore, scritta con ironia, verità e sentimento incondizionato.

Luciana racconta partendo proprio dall’inizio di questo viaggio che ha volutamente deciso di intraprendere, verso questi due bambini, ormai diventati grandi, Jordan e Vanessa, che lei ha da subito sentito “suoi figli”, perché lo ha sentito nella parte più importante, nel cuore.

L’affido non è come l’adozione. Quando adotti un bambino sai che sarà per sempre tu figlio, burocraticamente è questo il vantaggio. Quando prendi un bambino in affido non è così. Non sai per quanto tempo potrai averlo con te perché c’è quella dolorosa ipotesi che un bel giorno possa ritornare e riunirsi ai suoi genitori naturali.

Permettetemi di dire che ci vuole molto più coraggio, perché bisogna essere consapevoli di dover lasciare andare ma, nonostante questo, si sceglie di essere la loro madre, di accudirlo, educarlo, amarlo.
Questi sono figli che, come dice bene Luciana, “non sono nati dalla mia pancia ma dal mio cuore”.

Sono figli che ami incondizionatamente, come solo una “vera” madre sa fare. Sono figli che sgridi, che bacchetti, che ti mandano al manicomio perché ne combinano di tutti i colori. Ma sono anche figli che ti passano al setaccio, che ti mettono costantemente alla prova, per vedere fino a che punto arrivi e se molli la presa. Che non riescono a chiamarti “mamma”, perché questa parola gli ricorda il loro dolore, quel buco nero che hanno nel cuore.

E magari ci rimani male perché tu sei, tu ti senti la loro madre. Ma poi rifletti: “e già io sono la loro mamma, io li amo, loro sono la cosa più bella che il destino potesse mettere sul mio cammino e li amerò per sempre, qualunque cosa accada e in qualunque modo o con qualsiasi nome o nomignolo loro vogliano chiamarmi”.
È uno scontro e un incontro.

Sono bambini con un vissuto importante e pesante, di cui loro difficilmente parlano, ma che manifestano con gesti, sguardi e monosillabi pesanti come macigni che sul momento devastano il forte e fragile cuore di una madre, ma che a bocce ferme riesci a comprendere, perché entri nella loro anima in tempesta perenne, delusa e arrabbiata.

E capisci che sei tu che devi fare il primo passo, perché loro sono rigidi, spesso freddi come un iceberg, che tu hai il dovere di sciogliere, lentamente, assorbendo anche parole amare che loro ti scagliano contro.
Sono momenti di sconforto, e tu ti sfoghi piangendo, lontana dai loro occhi, trovando come alleata una cipolla che per anni ti farà versare fiumi di lacrime.

Non sempre si nasce madri, ma spesso ci si diventa o lo si sa di esserlo inconsapevolmente ed in maniera così naturale che ci si stupisce.
Il modo in cui Luciana Littizzetto racconta la sua maternità è una delle cose che colpisce.

Riesce a strapparti sorrisi ed emozioni, alternando racconti di maternità istintuale animale e non perdendo mai di vista quel filo rosso che lega eternamente i cuori, l’amore.

Immagine tratta dal web

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