L’uomo e l’artista di fronte alla perdita di senso della vita

DI MARINA AGOSTINACCHIO

«L’uomo misura la sua autoconoscenza sul metro di quanto mediamente sa di sé il suo ambiente sociale, e non sul metro dei reali fatti psichici, che gli rimangono in massima parte nascosti». (Dal libro rosso di Carl Gustav Jung- 1913 e il 1930)

Mi soffermo su questa citazione per una riflessione su ciò che siamo diventati soprattutto nell’era dei social, mezzo di comunicazione attraverso cui ognuno di noi può trovare un posto di riguardo, sentirsi un valore riconosciuto, ingaggiare una lotta ad oltranza, surrogata dalla smania di competizione, puntare all’avere e non all’essere, ambire alla realizzazione di sogni attraversati lungo una vita…

“Dobbiamo rallentare, tutti, dobbiamo rinunciare a far fuori gli altri per affermare noi stessi!” , dice in un’intervista l’artista Kae Tempest per cui la creatività « dipende dai punti di vista. Per me nasce dal quotidiano, dalla fatica” E dal contatto con gli altri esseri umani, si legge quale sottotraccia.

Siamo tutti artisti; tutti crediamo di essere come impossessati da un dio, da una Musa quando creiamo.
Ma la ricerca spasmodica dell’approvazione degli altri, determina nell’uomo una profonda solitudine.

Spesso all’euforia del raggiungimento al traguardo, o anche solo all’euforia suscitata dalla ricerca di un agire finalizzato all’autocompiacimento e all’approvazione del pubblico, meglio se di nicchia, si alterna il torpore, l’abbattimento, la depressione.

Un non senso di vita si impossessa di noi, si insinua in noi.
Ci sentiamo esiliati dal mondo, da noi stessi; abbiamo di noi l’immagine di zombi che incedono con passo disorientato; smarriamo i punti di riferimento abituali.
La mente allora si deve riorganizzare, deve riconoscersi in percorsi sconosciuti ma innovativi, ricchi di significato.

Ma quali? E soprattutto come?
Il pericolo è quello di caricarci di emozioni, di immagini, di pensieri, in modo disordinato. Potremmo perderci, “sballare” mentalmente, rischiare di avere di noi un’immagine frammentata, divisa, di cui la lettura diviene un vero enigma.

Diverse sono le riflessioni a proposito di quali strategie e convinzioni personali che possono essere messe in atto per superare questa impasse della vita.
C’è chi si rifugia nelle immagini arcaiche, cariche di simbolico ed esoterico perché nei simboli vede i modelli delle idee universali. Ai simboli pertanto viene attribuito un alto valore rituale e culturale.

Per un artista, come il poeta William Blake, la propria creatività trovava dimora nel sacro e nel sublime, l’ascetico, il misterioso. “Blake si era sentito portavoce di un compito profetico, avendo visioni di Dio e degli angeli, e scrivendo sotto la guida di una voce interiore. (Claudia Mercia)
Artista e profeta, Blake crede alle idee ed ai pensieri elevati e che la percezione e la fantasia dell’artista permettano di entrare in contatto con ciò che ha consistenza vera e reale.

Secondo Kant, il “sublime” indica le emozioni che l’uomo prova in stato di eccitazione. Sublime è pertanto un concetto inteso come “facoltà dell’animo, insita nell’essere umano, superiore ad ogni misura dei sensi». In un certo senso il sublime “apre all’infinito”.

Alcuni, però avvertono questa apertura all’infinito attraverso la predisposizione ad avere uno sguardo di visione empatica verso il mondo, in una dimensione di relazione, di condivisione, di “connessione tra me e il mondo, tra me e le altre persone».

In ciò potrebbero trovare una forma di superamento del proprio stato personale di afflizione e dolore profondo. La compenetrazione nelle storie degli altri agevola l’empatia, cioè quel provare emozioni l’uno per l’altro perché quello che ci unisce è più forte di quello che ci separa,
Per potere giungere a ”toccarsi” nel profondo, dovremmo partire dalla nostra conoscenza, fare emergere il passato, fatto soprattutto di rapporti, esperienze con gli altri.

Soprattutto trovarsi più spesso insieme, scambiarci opinioni, dibattere, confidarci, credere che la connessione con gli altri sia indispensabile per una buona qualità di vita, capace di far rendere al meglio le potenzialità di ciascuno.

Immagine tratta dal web

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