Ipnotizzato osservo
campane sulla veranda,
allegramente tintinnanti
come ingranaggi della mente,
debole ronzio
di tenue luce propria.
Immerso nel silenzio
mi avvolge un attimo
di esitazione,
messaggio di carezze
e sussurri,
sintomo di antichi dubbi.
Seguendo l’impulso mi affaccio,
con collo lungo e sottile,
sul pentagramma della vita,
di immacolata grazia composta.
Cerco di aprire un varco
nel flusso continuo
di emozioni confuse,
sottile spicchio di cielo
evaporato in raggio di fuga,
dal sapore pungente.
Allento le difese interiori,
per superare
l’attimo del silenzio,
il soffio del respiro
diventato vento.
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