Maltrattamenti: urge che scuola e giustizia si intendano. Nuova sentenza a Quartu

DI VITTORIO LODOLO D’ORIA

Il fenomeno dei Presunti Maltrattamenti a Scuola (PMS), curiosamente affligge solo la nostra Penisola. La spiegazione è semplice: nei Paesi occidentali non esiste perché tali questioni sono gestite direttamente dagli addetti ai lavori (dirigenti scolastici) e non da un’Autorità Giudiziaria (A.G.), che finisce col cortocircuitare i primi sostituendosi a loro e facendone le veci con metodi d’indagine inadatti alla scuola.

Secondo la Suprema Corte “il termine “percuotere” previsto dall’art. 581 c.p. non è assunto nel suo significato letterale di battere, colpire, picchiare, ma in quello più lato, comprensivo di ogni violenta manomissione dell’altrui persona fisica (Cass. 5 sent. 4272/2015). Può avere senso una simile accezione in ambiente scolastico e in particolare per i bimbi prescolarizzati degli asili nido e delle scuole dell’infanzia? Verosimilmente no, ma proviamo a spiegarci. Tanto più un bimbo è piccolo (si pensi al neonato, ma anche al bimbo dai 6 mesi in avanti), tanto più il rapporto con l’adulto di riferimento (la mamma, la balia, l’educatrice, la maestra) è fisico piuttosto che dialogico e alla pari. Posto inoltre che l’ambiente di una scuola dell’infanzia è parafamiliare, lo stesso può raggiungere, per legge, un rapporto maestra-bimbi di 1:29, mentre la relazione in ambito familiare, quella tipicamente materno-filiale, è di 1:1. La differenza tra le due tipologie di ambiente è evidente, come pure l’impegno, la difficoltà e le modalità per educare, crescere, vigilare sull’incolumità dei bimbi. In conclusione, la predetta definizione giuridica di percossa non sembra adattarsi alla dimensione scolastica poiché trascura quelle necessità pedagogico-formative-protettive proprie del rapporto maestra/educatrice-alunno che richiedono veloci tempi di reazione. La tempestività d’intervento richiesta più volte all’educatrice nell’arco della giornata lavorativa può tradursi in manovre sbrigative, talora brusche e finanche violente perché repentine, pur sempre a tutela di tutti i minori. Siamo di fronte all’ennesima riprova che termini e metodi della giustizia mal si adattano alla dimensione scolastica che può, e deve, essere gestita dagli addetti ai lavori (dirigenti scolastici e responsabili) e non da profani esterni.

Infine, osserviamo che nella gran parte dei casi di PMS, la lunghezza delle intercettazioni dimostra quanto gli inquirenti privilegiano inopinatamente la ricerca della prova anziché la prevenzione del reato e la reale tutela dei bimbi semmai esposti a pericolose violenze.

Possibile che, ancora oggi, istituzioni, politica, parti sociali e associazioni di categoria non intendano avviare un dibattito costruttivo su un fenomeno che mina la scuola e la serenità di un’intera categoria professionale formata da educatrici e maestre?

www.facebook.com/vittoriolodolo

https://www.orizzontescuola.it/maltrattamenti-urge-che-scuola-e-giustizia-si-intendano-nuova-sentenza-a-quartu

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità