Marc Chagall, Sopra Vitebsk

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

L’esistenza fisicamente ed artisticamente nomade di Marc Chagall incide notevolmente sulla sua produzione pittorica, snodandosi attraverso spostamenti territoriali in concomitanza con varianti figurative e mutevolezza espressiva.

La natìa Vitebsk, patria amata e mai dimenticata, domina gran parte dei suoi quadri, spesso animati dalla presenza dell’adorata consorte Belle, la cui morte prematura, a causa di un’infezione virale, getta l’artista nella disperazione più nera, tanto che, nelle sue stesse parole, nel momento in cui lascia questo mondo tutto diviene tenebre.

In seguito, dopo spostamenti entro i confini russi, a San Pietroburgo, si trasferisce a Parigi; sono gli anni delle avanguardie, quelli in cui là ville lumière accoglie artisti delle più svariate provenienze.
Chagall vi arriva nel 1910, portando in dote la cultura russa di cui è fortemente intriso ed orgoglioso. Un retroterra carico di onirica magia, non scevro da rituali religiosi, ma nemmeno distaccato da quegli aspetti rurali e contadini emblema del potente carattere etnico del proprio patrimonio intellettuale.

Rientrerà in Russia allo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, per poi trasferirsi nel sud-est della Francia, in Provenza, nel 1940.
Ed è nel 1914 che Chagall realizza il suggestivo dipinto Sopra Vitebsk, emozionante contesto pseudo-natalizio, dettaglio intuibile a livello di tradizione, per quanto non ufficialmente dichiarato, in cui l’artista raffigura la propria città natale, innevata e sotto un cielo tendenzialmente plumbeo e promettente neve, nel cui cielo si libra una misteriosa figura con barba bianca e sacco in spalla.

L’enigmatico personaggio potrebbe rappresentare un viandante o un mendicante, anche se l’ambientazione invernale e alcune caratteristiche fisiche, tipicamente iconiche, sembrino rievocare uno scolorito Babbo Natale, per quanto questa mancanza dei cromatismi che si è soliti attribuire al personaggio in questione, non ne rimarchi troppo l’assenza.

Attraverso il sapiente utilizzo di un bianco avvolgente, corretto da tonalità fredde ocra e blu, oltre ad una punta di verde e alla presenza di evidenti dettagli neri, l’artista mostra la propria abilità di rendere un paesaggio fine ma intenso, che anziché comunicare un senso di opprimente angoscia, permette all’osservatore di rimeditare la storia tratteggiata di una richiamata leggenda.
Non è raro, infatti, nei dipinti di Chagall, ritrovare consueti riferimenti biblici, e come ricordato nell’articolo di lorenzoc1985, del 17 dicembre 2019, per La sottile linea d’ombra, intitolato Il Babbo Natale di Chagall vola sopra Vitebsk, potrebbe trattarsi del profeta Elia, il quale, secondo un’antica leggenda ebraica, distribuirebbe doni ai bambini più meritevoli.

Un quadro indubbiamente malinconico ma non triste, che Chagall, attraverso la propria naturale abilità fiabesca, riesce a riportare ad una consueta dimensione onirica, la cui serenità latente promette di offuscare la pur presente oscurità.
Chagall non dimenticherà mai né la patria né le relative tradizioni – continuamente presenti, nostalgicamente vive – oltre alle persecuzioni subite sotto il regime zarista, tanto che qualcuno vede, nella figura dell’ipotetico viandante, il simbolo di quegli artisti e intellettuali costretti ad abbandonare la propria terra e a vivere come esuli, ipotesi rafforzata dall’instabile sospensione del personaggio, privo di radici e senza stabilità…

Marc Chagall, Sopra Vitebsk, 1914, olio su tela, 73X93 cm. – Art Gallery of Ontario, Toronto
Immagine: web

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