Maria Bellucci, Fauci

DI MARIO MESSINA

Il termine “fauci” che connota questo romanzo sin dal titolo presenta una ambivalenza che rimanda a due momenti caratterizzanti.
La voracità e la pericolosità.

Data l’immagine riportata in copertina difficilmente si è, infatti, portati a pensare al delicato uso che ne fa l’alligatore nel condurre i suoi cuccioli.
È più plausibile che l’autrice abbia voluto immediatamente esplicitare le proprie intenzioni rimandando ad una bestia affamata ed insaziabile.

Il noir di Maria Bellucci ambisce, non a caso, ad avere una caratterizzazione fortemente erotica ed aggressiva che non di rado esonda in qualcosa di ben più esplicito e spinto.

Il ritmo è incalzante e la costruzione paratattica fa sì che le breve frasi inducano a proseguire la lettura senza perdersi in troppi giri di parole.
Con la stessa velocità con cui, di fatto, i protagonisti ed i comprimari finiscono tra le lenzuola.
Per usare un eufemismo.

Il sesso è il protagonista assoluto del romanzo.
In tutte le sue forme e varianti.
Quasi mai sane.
Ora, infatti, assume la forma dell’ abuso ora della pedofilia.
Ora della umiliazione, ora della perversione.

I rapporti non sono quasi mai paritari e rimandano ad un disagio di fondo.
Il sesso come temporanea panacea di altri mali.
Le scene sono esplicite.
Di poesia se ne vede poca.

L’ autrice indugia con compiacimento tramite descrizioni accurate.
Ben più di quanto ci si soffermi sui personaggi o sulle tecniche di indagine.
La prospettiva è interessante perché esprime un punto di vista femminile ma al contempo manifesta un voyeurismo che strizza l’occhio al pruriginoso sguardo maschile.

Elaborato, quindi, da una donna che sembra ben conoscere certi meccanismi immaginifici propri del genere maschile.
L’ autrice, per esempio, sa come catturare l’attenzione del lettore-uomo descrivendo in ogni singola circostanza e minuziosamente l’intimo femminile.
Un vero campionario.
Quando è usato e quando volutamente manca.

Di quello maschile, invece, si afferma, in un’unica occasione, come la vittima indossasse degli slip dozzinali da mercato rionale.
Come poco rilievo è dato all’abbigliamento maschile in generale.
Il problema di queste “fauci”, però, è che non manifestano un sano appetito quanto una forma patologica di fame che sconfina nella bulimia.

Per cui non solo in alcuni casi si scade nel porno (si veda la classica figura della segretaria disinibita) ma è registrabile come al sesso si arrivi anche nei casi più improbabili.
E con troppa facilità.
Un ispettore di polizia, in servizio, che si reca per la prima volta al domicilio di una persona informata sui fatti non dovrebbe “arrivare al dunque” in pochi istanti.

Tanto più considerato che, a mò di premessa, lo stesso avesse riscontrato con timore la potenza economica della donna.
A rigor di logica.

O a meno che non ricorrano due circostanze: sia così superficiale da voler mettere a repentaglio il posto di lavoro; o che di nome faccia Rocco Siffredi.

Immagine tratta dal web

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