Mascolinità tossica: cos’è e come mai se ne parla tanto?

DI MARINA AGOSTINACCHIO

Cosa s’intende per mascolinità tossica?

Le notizie corrono veloci e chi si occupa di comunicazione ricopre un ruolo sociale molto delicato, soprattutto in un’era in cui l’abuso di un’informazione a volte viene distorta o è presentata secondo angolature parziali, se non poco veritiere.
Ultimamente, uno degli argomenti maggiormente dibattuti dai media è quello della mascolinità tossica.

Ma prendiamo avvio per il nostro discorso dal fatto che al modo esistono diversi modi per esprimere la propria sessualità; possiamo constatare, infatti, la facile contaminazione tra diverse culture e diversi stili di vita anche grazie alla velocità con la quale oggi ci si sposta da una parte all’altra del mondo fisicamente e virtualmente. Tutto vive in uno stesso spazio e in uno stesso luogo e ciò sta facendo perdere quello che è stato per lungo tempo l’aspetto monolitico delle culture.

Per inquadrare il dibattito inizierò a fare riferimento a quanto letto sulla distinzione tra:
Sesso biologico, Identità di genere, Ruolo di genere, Orientamento sessuale.
Il Sesso biologico è determinato dagli organi che differenziano uomini e donne
L’Identità di genere è quello che una persona sente di essere, in base alla percezione che ognuno di noi ha di sé stesso.

Il Ruolo di genere è una caratteristica che varia anche in base alla personalità del soggetto e la cultura del luogo nel quale si cresce, è come uno esprime al mondo esterno il sentirsi maschio o femmina.

L’Orientamento sessuale è ciò che indica il sesso verso il quale si viene attratti facendo capire che a comandare non è il nostro corpo, ma il nostro cervello.
Torniamo quindi alla questione della mascolinità tossica.

Di cosa si tratta? Il riferimento psicologico di questo binomio lessicale riguarda una serie di regole e di comportamenti culturali sull’essere maschio spesso dannose, nocive, offensive, quando non pregiudizievoli, nei confronti della società e dell’uomo stesso.

Tali “dogmi”, cristallizzati in un pensiero rigido, intrappolano l’uomo in un ruolo di prevalenza all’interno della società; da ciò nascono gli stereotipi che non raramente evidenziano un probabile scivolamento verso atteggiamenti di misoginia e omofobia.

Si tratta quindi di un concetto di mascolinità tossica che definisce quelle connotazioni maschili inalterabili e pericolose; concetto assunto come categoria universale riferita auna visione “essenzialista” che mira alla ricerca di quei principi essenziali, le realtà prime riferite alla costituzione del maschile.

La mascolinità, (nei suoi caratteri, attributi, ruoli accentuatamente maschili) viene interpretata come una causa dei comportamenti, mentre è piuttosto una conseguenza dello svolgimento, dello sviluppo, dell’evoluzione delle relazionali che i maschi hanno con la realtà, costruita socialmente e culturalmente.

Spesso si tende a “psicologizzare” la questione maschile, rimanendo ingabbiati in una ideologia dei generi, baluardo di chi rivendica le proprie posizioni antifemministe. (Manolo Farci, professore di sociologia della comunicazione e dei media digitali presso l’Università degli studi di Urbino Carlo Bo)

Come sradicare quanto di nocivo è insito nei comportamenti maschili? Alcuni teorici ed educatori prospettano una rieducazione del maschio partendo dalla volontà di “sdoganare” l’uomo da imposizioni genitoriali e sociali che lo invitano ad essere quello che lo stereotipo impone; “Sii uomo”, “non piangere”, “non fare la femminuccia”, queste alcune delle imposizioni di genere entro cui incanalare il maschio fino dalla tenera età.

C’è da più parti la tendenza a credere che si possa giungere a scoraggiare gli uomini da una prassi di comportamento di genere, dettato da leggi universali e consolidato nel tempo, aiutandoli a criticare e a correggere il modo di agire nel proprio ambito privato.

L’equivoco, secondo me, nasce da questa pseudo prospettiva di miglioramento. Se crediamo di essere individui che vivono in un contesto sociale e che sono parte di una rete sociale, il solo fatto di misurarci in uno spazio pubblico, apportando il nostro contributo personale in un rapporto di limite e di rispetto verso l’altro, porterebbe a galla la dimensione di consapevolezza del nostro agire.

Sentirsi parte integrante di un tutto, forse ridurrebbe la carica di aggressività di cui ci siamo imbevuti da epoche remote, rimuoverebbe tensioni, l’atteggiamento di avversione o repulsione nei confronti dell’altro. Solo così gli uomini potrebbero esprimere le proprie capacità di vivere in sintonia con il resto del mondo.

Aumentando il grado di consapevolezza all’interno di un ambiente allargato e in cui essere vigili, gli uomini potrebbero prendere coscienza delle conseguenze pratiche e politiche dei propri comportamenti di genere. Bisognerebbe andare dai ragazzi e invitarli a rinunciare alle proprie idee di mascolinità, perché tossiche e indurli ad abbracciarne di nuove.

Dice Manolo Farci: “Immaginare la mascolinità come una forza esterna che agisce sugli uomini consente loro di deresponsabilizzarsi rispetto ad un coinvolgimento attivo nelle politiche di parità di genere”.
Per comprendere il fenomeno dilagante della “tossicità maschile” è importante, quindi, tenere conto della natura del contesto dentro cui si inquadrano la pratica dell’agire maschile.

Negli USA, stanno sorgendo programmi educativi volti a fare cambiare valori e atteggiamenti degli uomini. Attraverso corsi di studi e iniziative scolastiche i ragazzi vengono orientati ad abbandonare “comportamenti tossici”,” per entrare in contatto con i propri sentimenti e sviluppare una mascolinità sana.
Lottare con i significati della propria esperienza, o piuttosto orientare gli uomini ad agire contro quell’insieme di norme che sottoscrivono l’egemonia del maschile a danno di donne e altre minoranze?

La scuola può fare molto per creare politiche di una mascolinità sana. Attraverso l’educazione civica, modulata all’interno delle diverse discipline, si possono stimolare i ragazzi in una varietà di pratiche che li coinvolgano, prescindendo dalla loro identità sessuata. I maschi inoltre potrebbero così anche prendere coscienza dello spartiacque tra le caratteristiche maschili sane e quelle tossiche che fanno parte della loro dimensione maschile in toto.

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