Matisse piccolo guerriero

di Flora Crosara

Quando a inizio novembre sei arrivato nella casa di via Cellini  eri un batuffolo di pelo bianco e nero, in piena armonia con la fede calcistica di buona parte della nostra famiglia.

I ragazzi si sono subito innamorati di te, micio adottato, proveniente dal gattile. Si litigavano qualche coccola che tu non disdegnavi. Mai.

Hai vissuto per otto mesi in alloggio, accudito con amore tenero. L’arrivo della bella stagione ti ha visto cresciuto, parecchio. Avevi preso l’aspetto di un gatto grande, anche se la tua data anagrafica segnava il tempo reale e ti considerava ancora cucciolo. Perciò ti abbiamo rivolto mille attenzioni: temevamo che tu, uscendo sul balcone, attratto da qualche volatile, ti facessi venire in mente di salire sulla ringhiera, rischiando pericolose cadute.

Hai saputo dare molto a tutti noi! Hai toccato il cuore perfino al nonno che in principio si era mostrato scettico. Un animale richiede impegno. Si chiedeva chi ti avrebbe curato durante le ore di lavoro e scuola… E in assenza dei suoi padroncini per un viaggio o per le vacanze, che ne sarebbe stato di te?

Ma tu ti sei adattato con rapidità accettando la solitudine. Pare sia una caratteristica o meglio una dote dei gatti. Spiriti liberi per natura si affezionano al padrone ma sanno vivere molto bene per conto proprio: accolgono raramente il richiamo e decidono loro quando e come avvicinarsi, anche se apprezzano le coccole degli umani.

Di certo hai scelto chi, fra tutti noi, sarebbe stata la tua padrona: Francesca… la donna che al gattile aveva sentito il tuo richiamo e rivolto a te la sua attenzione. Con lei sei entrato subito in un contatto empatico e sinergico. Tuttavia, in sua assenza, hai riconosciuto ognuno di noi reclamando il cibo e l’acqua e mostrando con la tua modalità – miagolii e serpentina fra le nostre gambe – le tue impellenti necessità. Così noi abbiamo imparato a riconoscere le tue perentorie richieste: quando avevi fame, quando volevi giocare, quando volevi riposare nei tuoi spazi privilegiati che hai definito con chiarezza, fin dalla prima settimana. Di giorno dormivi sprofondato nella tua lettiera o sul letto dei ragazzi. Ma la sera era inevitabile l’arrivo del tenero miagolio che richiamava l’attenzione: volevi che ti prendessero e ti posassero sul lettone.

In seguito, cresciuto e acquisite forza e motricità adeguate, compivi un bel balzo per salire da solo e condividere spazi e gesti d’affetto che durante il giorno ti erano mancati. Otto mesi sono trascorsi veloci ed è venuto il tempo delle vacanze.

Il problema era a chi affidarti ma il dubbio è stato subito risolto: saresti venuto con noi al mare. Così hai affrontato il tuo primo viaggio lungo in auto, al sicuro nel trasportino, miagolando in modo sommesso quando le curve rendevano il percorso noioso e fastidioso.

Nella casa del mare per te era tutto nuovo. Hai iniziato una timida perlustrazione fiutando ogni angolo. Era uno spettacolo osservarti in giardino. Stavi in ferma a puntare qualche lucertola oppure saltavi e stendevi le zampe in su per tentare di catturare qualche farfalla che, irridendoti, si alzava in volo. Poi stanco ti sdraiavi sotto gli spazi ombrosi e freschi della siepe di alloro che circonda il cortiletto.

Qui in Toscana hai iniziato la tua vita da gatto. Hai assaporato una parte di libertà che la vita in alloggio non ti ha permesso di conoscere. Avevamo il timore che finissi nei pericoli e abbiamo cercato di proteggerti chiudendoti in casa ogni volta che uscivamo. Ma tu ti mostravi scontento e appena ci vedevi accanto al cancelletto pronti per uscire,  cercavi una via di fuga per nasconderti. Una sera, rientrando dal mare, ti abbiamo visto sdraiato davanti al cancello, sul marciapiede. Abbiamo pensato ci stessi attendendo, ti abbiamo amorevolmente rimproverato mettendoti in guardia dal pericolo sulla strada: ci hai guardato con occhi pentiti e ne hai ricavato una dolce coccola,  per poi seguirci nel patio e verso l’uscio, rientrando. Per tutta la serata sei rimasto con noi, sulla solita sedia, a dormire, dopo aver consumato la tua gustosa cena. Abbiamo pensato che forse ti saresti limitato a quell’azione, rimanendo sul marciapiede…evitando la via! Del resto camminavi sempre lungo il muro di cinta delle villette attigue alla nostra e ci era parso che stessi imparando a conoscere i rumori delle auto, schivandole. Non era così.

Infatti una sera, ti sei spinto oltre. Al di là del muretto, fino ad arrivare al giardino dei vicini dove hai sperimentato la prima zuffa con il gattone Romeo che pretendeva di difendere il proprio territorio. Sei tornato a casa un po’ graffiato ed emettendo versi per noi nuovi: l’ho interpretato come il segnale che stavi crescendo, facendo esperienza. Camminavi fiero per aver saputo dire la tua. Almeno in parte  perché Marina – la nostra affettuosa vicina – più di una volta ha dovuto venire a recuperarti. La recinzione in muratura, raggiungibile all’andata, si era mostrata per te un ostacolo e non riuscivi a scappare, per tornare a casa, mettendoti in salvo.

Poi purtroppo è arrivato il momento più tragico, quello che è stato fatale per la tua incolumità e la tua salute.

La gattina dei vicini, quella dal pelo bianco-fulvo ti ha attratto così tanto?  Probabilmente si. Sta di fatto che in un triste,  tardo pomeriggio hai attraversato la strada. Tu inesperto, l’auto che sopraggiungeva oltre il limite consentito ha provocato l’incidente.

Ti ha investito colpendoti il viso e parte del fianco sinistro. Ti ha tolto la vista, ha modificato il tuo musetto delizioso e ti ha schiacciato la cassa toracica togliendoti il respiro. Non si è fermata.  Da vero guerriero ti sei ancora alzato per scappare a casa, nel tuo nido.

Per fortuna ci sono persone per bene a questo mondo. I vicini di casa che avevano imparato a conoscerti nelle sere precedenti quando, alla ricerca di refrigerio, ti stendevi sulle scale della loro abitazione ti hanno soccorso chiamando l’ambulanza veterinaria e lasciando il loro recapito. Altrimenti saresti morto.

Francesca, rientrando dalla spiaggia  e non trovandoti in casa, ti ha cercato nel residence, ovunque. Ha scoperto con dolore l’incidente che ti era occorso. Ha preso subito contatto con i veterinari per avere tue notizie.  Sei rimasto per tre lunghi giorni in prognosi dopo un delicato intervento all’occhio sinistro e alla mandibola, tutta da ricostruire. Sei ancora degente, affidato alle cure dei giovani medici  e della tua padrona che non ti ha mai abbandonato e ogni sera veniva ad imboccarti. Con molta probabilità resterai un gatto non vedente, avrai necessità di un secondo intervento per ridurre le fratture e dovrai tornare in clinica. Ma  forse domani tornerai a casa per qualche giorno. Sarà triste non vedere più il nostro bel micio dalla camminata elegante e dal portamento fiero.

Io, che fra le disabilità mal tollero la cecità per esperienze familiari dolorose,  sono molto preoccupata per te e per la tua vita. Sappi però che non smetterò di volerti bene, piccolo grande guerriero! Io voglio scrivere ancora, della tua guarigione.

Ti aspetto, Matisse. Torna presto tra noi !

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