#Matisse super eroe (parte seconda)

di Flora Crosara
#Matisse… Settimane fa ho scritto di te, vittima di un pirata della strada che ti ha ridotto malissimo.
L’emozione era tanta, l’angoscia mi aveva sopraffatto: raccontare mi ha fatto bene.

Mai avrei pensato che durante la nostra vacanza ti sarebbe accaduto qualcosa di male. Doveva essere una festa anche per te – l’opportunità di vivere “da gatto” – come dicevo ai tuoi padroncini. Lo spazio intorno alla villetta ti avrebbe offerto la possibilità di girare indisturbato. Abbiamo fatto male i conti con la tua curiosità di animale cucciolo che, scoprendo il modo, riusciva ad infilarsi persino tra inferriate insospettabili.
Ora, per fortuna, mi trovo a scrivere del “dopo”. Sei salvo!
Voglio scrivere di come hai reagito affrontando ciò che la vita ha messo sul tuo cammino. Forse non era la tua ora. Lo sanno ormai in molti che alcune Anime buone dopo l’investimento ti hanno soccorso, assistito, operato e curato. Ti hanno salvato la vita, riconsegnandoti a noi.
Tornato a casa dalla clinica, qui al mare, eri sperso, disorientato…fiaccato dalle anestesie dormivi moltissimo, eri inappetente, forse ancora molto dolorante per le ferite e in difficoltà per la riduzione delle capacità visive. Non siamo riusciti a capire – noi ma neppure i veterinari – se almeno l’occhio salvato era in grado di focalizzare gli spazi e se con le vibrisse del solo lato destro, integre (le altre te le hanno tagliate per poterti operare) eri in grado di individuare i luoghi ormai conosciuti e evitare gli ostacoli.
Alcune persone, sentendoci raccontare dell’incidente ci hanno chiesto se non fosse stato meglio abbatterti per evitarti una vita di sofferenza, magari condannata alla cecità. Che brutta parola per me, quest’ultima!
Era la cosa che più temevo e mentre mi guardavi con uno sguardo diverso, la pupilla dilatata e l’occhietto sinistro chiuso, mi pareva chiedessi di aiutarti, invitandomi però a non preoccuparmi così tanto per te. Assurdo! Forse che i gatti percepiscono il dolore dell’umano? Beh, sai che io credo sia così?
Alla domanda sulla tua fine provocata abbiamo sempre risposto con un’altra domanda: come si può decidere di abbattere un essere vivente che appartiene alla propria famiglia? Perché questo sei per noi, te lo ripeto: uno di famiglia.
Per questo la scelta di Francesca – mentre eri in prognosi riservata – è stata immediata: se fossi sopravvissuto ti avremmo riportato a casa. Così è stato.
Ora sei qui… dopo rilassanti dormite e pappe buone ti stiri, ti sgranchisci e inizi la perlustrazione: ti stai impratichendo di nuovo degli spazi, prendi le misure, sei cauto e forse ancora spaventato.
Tuttavia ogni giorno per te è una conquista, un progresso che ci fa ben sperare che tu possa riprendere a vedere più chiaramente. Tornerai ad essere un gatto da appartamento e noi continueremo a riversare su di te tutto l’amore che riesci a far nascere nel nostro cuore.
Lunga vita, Matisse!
#Matisse  #raccontidivita

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