DI FRANCO FRONZOLI
Mi viene da pensare sempre più spesso, che mio padre studiava da padre e nessuno sapeva dove.
Lo dico perché non ricordo un momento della mia adolescenza, in cui mi abbia detto : “ Ne parliamo dopo “ .
Non ricordo mi abbia dato uno schiaffo, oppure inveito verso di me, per la
mia eccessiva curiosità.
Sia ben chiaro, non ero un seguace di Ghandi, e tantomeno tranquillo ed ubbidiente.
Ma lui, capiva i miei stati di umore, interferiva bonariamente con la frase : “ Forza dimmi cosa hai e ne parliamo “ .
Sulla mia adolescenza sentimentale non si è mai frapposto, se non limitandosi a dare qualche generico e soffice consiglio.
Non approvava o disapprovava, si manteneva a debita distanza solo osservando.
Riusciva a calmare le mie turbolenze, i miei nervosismi che destinavo spesso a mia madre, manteneva neutralità nei sentimenti : “ Voi tre figli siete tutti uguali , per me “ .
Mentiva.
Se qualche posizione particolare non di ostracismo, era quando si soffermava sugli studi: studiare per lui era importante, forse perché non aveva avuto quella possibilità.
Mio padre era uno che stava in disparte, ma molto più presente di quanto si potesse pensare.
Le mia intemperanze caratteriali, cercava di sopirle con la discussione, con la pazienza dell’ascolto.
Mi ha lasciato volare verso la vita che avevo intrapreso, con le parole : onestà, dignità, volontà, pazienza.
Immagine tratta dal web
- Il dolore che mi porto dentro - 5 Dicembre 2024
- Suggerire - 5 Dicembre 2024
- Spighe - 5 Dicembre 2024