‘MORIA ERA UN DEPOSITO DI ANIME’: LESBO SPERA NEL ‘MIGRATION PACT’ PER TORNARE ALLA NORMALITÀ

DI CRISTIANO TASSINARI

 

Mercoledi l’Unione europea presenta il nuovo “Migration Pact” e sono in tanti a sperare che sia una soluzione finalmente definitiva o, quantomeno, migliore ai problemi cronici dell’immigrazione.
Ci sperano anche sull’isola di Lesbo, in Grecia.

Sperano che non ci sia mai più un campo come quello di Moria. Definito “la vergogna d’Europa”. Fino a 13.000 migranti stipati in condizioni disumane.

Ora Moria non c’è più, distrutto da una serie di incendi quasi due settimane fa.

Le autorità locali e i cittadini sperano che il nuovo “Migration Pact” europeo aiuti Lesbo a tornare alla vita normale.

Lo spera anche il Governatore della regione Egeo Settentrionale.

Dichiara Konstantinos Moutzouris:
“Le nostre isole non devono essere un ‘deposito di anime’. I migranti non possono rimanere qui, l’Europa deve condividerne l’onere. Queste persone dovrebbero potersi muovere liberamente. Questo è ciò che vogliamo. Parlo di coloro che riescono ad arrivare, perché ora le frontiere sono meglio sorvegliate. Queste persone vogliono lasciare le isole per la terraferma e da lì per il resto dell’Europa.
Lo ripeto: non vogliamo che le nostre isole diventino il ‘deposito di anime’ dell’Europa”.

Tante cose da cambiare

Le ONG che operano nell’isola da molti anni concordano sul fatto che è giunto il momento di una risposta europea alla crisi dei rifugiati e dell’immigrazione e di una completa modifica del Trattato di Dublino.

Stephen Oberreit è il Capo missione di “Médecins Sans Frontières” in Grecia.

“Moria è stato il risultato di cinque anni di negligenza, di una politica fallimentare di contenimento, di non trattare i richiedenti asilo come esseri umani.
Così ora dobbiamo cambiare il Trattato di Dublino.
La Grecia non è una prigione, i migranti debbono poter andare nel resto d’Europa. Serve più solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione europea”.

Anche i cittadini dell’isola di Lesbo sono stanchi: di essere travolti dall’arrivo dei migranti e dall’essere sempre sotto i riflettori.

“La solidarietà si dimostra accettando i migranti”. Ma non tutti la pensano cosi

Il Presidente del Consiglio della Comunità di Moria, Ioannis Mastrogiannis, commenta cosi:
“La solidarietà non si mostra solo con il denaro. Può essere persino più evidente con le azioni, accettando e aiutando i migranti”.

Ma non tutti la pensano cosi. Nemmeno gli stessi rifugiati.
Per molti migranti, infatti, l’isola di Lesbo e il campo di Moria erano diventati quasi peggio dell’incubo da cui stavano fuggendo, là nel loro paese. Guerra o fame che fosse.

“È una grande giungla”

Un giovane migrante racconta:
“Questa isola non è facile per noi. Non possiamo restare qui. Quest’isola non è per gli esseri umani. È dura restare qui. È una grande giungla”.

Ora bisogna convincere tutti i 27 paesi dell’Ue

Ora la decisione passa all’Europa.
L’Unione europea è pronta a presentare il nuovo “Migration Pact”, ma bisognerà convincere tutti i 27 stati membri.
E non sarà una passeggiata.
Neppure per la battagliera Commissaria europea Ylva Johansson, firmataria del Patto.

Quattro punti per il futuro

Il nuovo “Migration Pact” verrà presentato mercoledì prossimo e si basa su quattro punti principali:

1) superamento del Trattato di Dublino per diminuire la pressione migratoria nei paesi di primo arrivo;

2) miglioramento dei programmi di rimpatrio dei migranti irregolari nei loro paesi di origine;

3) maggiore sforzo comunitario nei salvataggi in mare;

4) rafforzamento del controllo delle coste attraverso l’ampliamento della Guardia di Fontiera e costiera europea (Frontex).

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