Natale al tempo del covid: la leggenda dell’abete

DI ANNA LISA MINUTILLO

L’otto dicembre e la tradizione di ritrovarsi in famiglia per preparare insieme l’albero di Natale, quest’anno assumono connotati differenti.
Il sapore di un Natale che si vive durante la pandemia è sicuramente differente da quello a cui eravamo abituati.

In molti, non hanno atteso questo giorno e, un po’ per illuminare un’atmosfera tesa e preoccupata, un po’ per rendere meno lunghe e noiose le giornate dei bimbi che si ritrovano, loro malgrado, rinchiusi in casa, senza poter godere appieno delle luminarie e della compagnia dei loro amici, lo hanno addobbato prima.

Si sono illuminate le strade ed i negozi, si cerca di vivere e di far rivivere ai più piccoli, il sapore della normalità, quella che forse abbiamo sottovalutato e che mai come ora, ci manca fortemente.

Così, si recuperano gli scatoloni che contengono luci, palline colorate e striscioni luminosi e ci si mette all’opera.

La preparazione dell’albero di Natale ha origini lontane, si sono susseguite generazioni, ma è rimasto identico lo stupore negli occhi dei bambini.

Una tradizione a cui fanno seguito numerose leggende, che potremmo raccontare ai bambini intanto che condividiamo questo momento.
Tra le varie leggende, una delle più note è questa, che giunge a noi attraverso Frate Indovino.

In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa.

Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa.

Per giunta incominciò a cadere una fitta neve. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.

Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete.

Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco; l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.

La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani.

Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.

In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato come simbolo del Natale e, da allora, in tutte le case, viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.

Ecco una leggenda che si intreccia alla tradizione, che ci spiega come nasce appunto il rito dell’abete addobbato.

Un Natale differente, sicuramente complicato  quello che ci apprestiamo a vivere, che non deve privare del sorriso i bambini, che deve regalare emozioni e far ritrovare loro l’affetto, l’attenzione e l’amore delle loro famiglie.

Un Natale in cui non dobbiamo dimenticare chi resterà da solo a causa dell’emergenza sanitaria, in cui bisogna continuare a dare rispetto e calore ai nonni, ai genitori, che sono la memoria storica del nostro paese.

Senza il passato non potrebbe esserci il futuro, e nella magia degli occhi dei bambini che addobbano l’abete, è racchiusa tutta la speranza per un futuro migliore, dove questa pandemia verrà sconfitta e la vita potrà tornare a scorrere serenamente ed a chiamarsi vita!

 

 

 

Anna Lisa Minutillo
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Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.