Nati di maggio

DI ANTONIO MARTONE

C’è stato vento tutta la notte qui in campagna. Un vento fra gli alberi che, abitando in città, non sono abituato a sentire e che mi riporta alla mia infanzia e giovinezza contadina.

NATI DI MAGGIO

Teneri rami
Nati di maggio
Non conoscevano inverno
E il freddo
Mai avevan sentito
Tenere brezze
Soltanto
Avean vissuto
E mai sul viso
Dei teneri rami
Il vento gelato
Avea sbattuto
La forza del cielo

Ne ho sentito
L’urlo
L’urlo agghiacciante
Per tutta la notte
L’urlo
Dei rami più teneri
Ho sentito
Sotto l’urto feroce
Feroce del vento
Che annuncia
Che annuncia
L’inverno
I tronchi
Più esperti
E provati
Da tante stagioni
Silenziosi e raccolti
D’un colore vicino
Vicino alla notte
Li reggevano a stento
E davan conforto

I teneri rami
Con voce
Senza speranza
Chiamavan la mamma
Invocavano
Imploravano invano
La mamma
Aveva negli occhi
Negli occhi radiosi
Mandorli in fiore
A perdita d’occhio
E il viso
Aveva
D’un campo di grano
Illuminato
Dal rosso sanguigno
Di tanti papaveri
E speranze d’estate
La madre
Ora morta
Non poteva sentire
No
Non poteva sentire
Più non poteva
Né proteggere
Né placare
Né consolare poteva
L’urlo
Dei teneri rami
Nati di maggio
Affidati ormai
All’inverno
E al destino
Fatale destino
Fatto di neve
Di neve ghiacciata
Affidati

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