Nel tempo sospeso

DI MARIA RONCA

 

Non è vero che nelle sospensioni obbligate e precauzionali nulla accadde, anzi succede tutto e di più. Nei ritirati domicili si resta piegati su se stessi, in balia di una valanga di emozioni. Sospesi, come in una bolla, a mezz’aria, a guardare il mondo dal di fuori, costipati in un tempo da riempire e da reinventare.

Dolori antichi si fanno dolcezza, ricordi lontani riaccendono il cuore di chi riporta la memoria storica, con un sforzo sovrumano affinché nulla sia perduto, un lascito per le nuove generazioni. Certi eventi vanno rivissuti con gli occhi di un bambino di dieci anni, nato a Mugnano del Cardinale e trapiantato ad Avellino, a condurre una vita tra giornalismo e avvocatura.

Alfonso D’andrea era convinto che farsi “portavoce” era un dovere, per raccontare e riportare fedelmente gli eventi che fanno la Storia.
Una dovizia di particolari da aggiungere al risicato “dovere di cronaca” in cui molti documenti sono andati dispersi, per sempre e che sono preziosi, che sono la nostra memoria storica. Tramandare la Storia locale ha un significato tutto suo, provare per credere!

Riportare a galla la storia è un viaggio tra luoghi familiari e simboli di un’epoca in cui la guerra sconvolse vite e destini, non tutto è dato per scontato.
Il dopo è sempre un dolore senza fine, allora meglio tacere, dimenticare… Esiste un “mutismo contenuto” di chi sopravvive, in rispetto di chi non c’è più. Meglio tenere per sé ogni avverso e crudo ricordo e andare avanti e ricostruire il Paese.

Il Covid 19 ha fatto i suoi morti e nel silenzio sono andate via, molte persone soprattutto anziani, ricordiamolo mi raccomando, senza avere il tempo di salutare, senza un funerale.
Il dopo è storia passata e si fa per dire.
Il recupero è doveroso per ritrovare un pezzo che, ben incastrato, completa e arricchisce.

In ricordo del giornalista e avvocato Alfonso D’Andrea

Maria Ronca, Sociologa