Nessun bambino nasce disadattato

DI MARIA RONCA

Fiore lo sapeva bene, nei suoi occhi ci vedevo molto più di quello che appariva.

Non vedevo Fiore dentro le sue mura, non mi facevo condizionare dal sentito dire, non lo catalogavo in nessuna idea, mi facevo trasportare dall’istinto a pelle, erano bastati quegli incroci di sguardi, per definire il termine delle presentazioni ed era arrivato il tempo di metterci a lavoro e basta.

In un baleno sparirono i preconcetti, le misure standard, i problemi, le verità scomode.
Davanti a me un bambino con il suo mondo.
In un corpo di fanciullo, la vita di un adulto sensibile, chiuso e arrabbiato.
Tanti erano venuti a fargli visita, tanti avevano guardato senza capire veramente.

La professione è un percorso lento e rivoluzionario, fatto di tanti passi. A volte, in avanti, tante volte, indietro.
Nessun disagio nasce per caso. Nessuna situazione è sotto gli occhi di tutti.
Fiore non era un caso umano, era innanzitutto famiglia e dinamiche umane e sociali.

Bisognava approfondire.
Nei disturbi conclamati c’erano sentimenti, situazioni e comportamenti da accogliere.

In un spazio vitale ci sono piacevoli evoluzioni, scoperte di un “io” frammentato e disordinato, refrattario per paura, per difesa, per sopravvivenza che, entra ed esce con lo stesso impeto della violenza e dell’insensatezza con cui si fanno sì approcciano e si sviluppano le pratiche del mestiere.

Ogni fase ne determina la successiva e i risultati sono stupefacenti se l’obiettivo è il miglioramento.
Una presa in carico è una conoscenza approfondita. Non puoi avere pretese. Il tempo si ferma. Si deve entrare in punta di piedi con il garbo di un elefante che si muove in un negozio di cristalli.

I meccanismi bloccati chiudono i ponti.
Un riccio pungente. Spigolosità da levigare.
La materia è assai delicata, per correre dei rischi di non accettazione e di resistenza.
Devi essere cauto per non generare confusione e stress emotivo.
Per chi ti vede la prima volta sei uno sconosciuto scomodo. Sei un invasore.

Sei uno specialista e, se la carrellata che ti si presenta invade con forza è finita.
Ti giochi la fiducia.
Nessuno è modellabile secondo procedure senza anima. Le devi applicare con chi ti sta di fronte.

Osservi e partecipi alla trasformazione partendo da una fiducia che si costruisce volta per volta, senza fretta, senza limiti, senza rischio, nel dialogo, nei silenzi, nelle pause, e nei progressi.
Non ci sono ricette magiche c’è dedizione, amore, testardaggine.

Gli aspetti sono tanti da valutare, gli stimoli e le pulsioni interne ed esterne che si devono equilibrare.

I risultati arriveranno, ma nel tempo.
È così che come in un gioco sblocchi l’entrata e ti trovi con gratuita a sperimentare l’incontro, la fatica, l’impegno, il prima e il dopo.

Ci sono momenti di vita, di interazione che saltano del tutto e per ricomporli e farli propri occorre affrontare, sostenere e accompagnare senza pretendere l’impossibile.

Più forti sono le esperienze di incomunicabilità, di passività, di dolore più hai bisogno di tempo per far emergere l’universo dei sentimenti contrastanti, dei blocchi personali e valoriali.

Tra te l’altro c’è un mondo senza manuale, tu e l’esperienza.
C’era un ragazzo e una bella libreria con tomi con il dorso in pelle a farmi strada. Ne prendemmo uno per iniziare.

Maria Ronca, Sociologa

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