‘Nessuno si salva da solo’: ad Assisi l’enciclica di Papa Francesco

DI GIOVANNA MULAS

Ci sono capisaldi sia del pensiero laico che di quello cattolico nell’enciclica sulla “fratellanza” di Papa Bergoglio.
Leggere come vengono apostrofati “atteggiamenti xenofobi, disprezzo e persino maltrattamenti verso coloro che sono diversi” o le sottolineature sul dovere di “rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona” ovvero che “chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti” rappresenta un insieme di valori che vanno ripresi e consolidati, che non sono solo quelli della Chiesa Cattolica ma che sono lo zoccolo duro del pensiero socialista e popolare dello scorso secolo. “Popolarismo e non populismo” e parole dure anche sull’Europa, così come oggi “impera”, finanche sul ruolo dell’Onu. In poche righe non si può riassumere la valenza dei valori della fratellanza, del mutuo soccorso, della solidarietà, principi – questi – che sono un punto fermo della massoneria (quella vera, quella che è distante dal business e da altre “deviazioni”), impostata sull’amore fraterno (il “philos” dei saggi filosofi greci), sulla carità, sulla costante ricerca della verità, sulla tolleranza, non quella che si intende oggi, ma quella della “epistula” di Locke. In un particolare frangente della storia del papato di Bergoglio, presenti ancora scandali impensabili tra le mura del Vaticano, Francesco si è rifugiato dal suo omonimo, simbolo di povertà e rifiuto del superfluo, l’esatto contrario di quanto ci vendono il capitalismo e la “filosofia” della globalizzazione, creando povertà forzate e non rinunce a ciò che è superfluo, per far arricchire i pochi in danno dei molti.

*Immagine tratta da La Stampa

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