Non sarà che ci adattiamo troppo a questa “ignoranza obbligatoria”?

DI RICCARDO ANCILLOTTI

Probabilmente dovremmo studiare meglio l’evoluzione del genere umano.
Se ci sono domande sui comportamenti di singoli e gruppi di individui che non trovano risposte nella razionalita’ sociale prevalente, vuol dire che la linea tra il vivere e il rinunciarvi e’ molto piu’ sottile di quanto abbiamo sempre pensato.

Se con l’invenzione della calcolatrice, molti di noi perdono facilmente la capacita’ di fare i conti manuali, forse, vuol dire che non e’ vero che sappiamo qualcosa di piu’ di chi e’ vissuto secoli prima di noi, ma solo che partiamo da scoperte che diamo per scontate, senza renderci veramente conto cosa abbia permesso alla mente umana di elaborare le novita’.

Lo smartphone, sappiamo tutti che serve per telefonare, collegarsi ad internet e fare un’infinita’ di altre funzioni, ma se dovessimo realizzarne uno, cadremmo sicuramente dalle nuvole.

La verita’, pero’, e’ che non ci occorre sapere piu’ di quanto ci serve e questo fa sì che ci adattiamo ad una sorta di “ignoranza obbligatoria”, che pero’ in condizioni eccezionali diventa un limite insuperabile, che ci ricaccia indietro nel tempo, quando, per esempio, l’uomo doveva accendere un fuoco solo con le gestualita’ della propria intelligenza.

Insomma, io non sono un sociologo, ma non sara’ che questo nostro sfiorare e passare oltre verso scoperte sempre piu’ tecnologiche, ci rende meno adatti nell’affrontare situazioni che non “entrano facilmente nelle scarpe” che ci siamo costruiti ad hoc ?
Chissà? E’ solo in dubbio !

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