DI ANTONIO MARTONE
Quando si pensa alla nostalgia, si dà per scontato che essa si riferisca al passato. Si ha nostalgia – è noto – per qualcosa che appartiene ad un tempo che abbiamo già vissuto.
Meno conosciuta è un’altra forma di nostalgia, ossia quella che, pur guardando al passato, si rivolge al futuro.
Si dà “nostalgia del futuro” intanto quando passiamo in rassegna il nostro passato, immaginando come sarebbe ora la nostra vita se avessimo fatto altre scelte. Se in passato avessimo preso altre decisioni – fantastichiamo – certamente ora avremmo un futuro diverso, magari più bello e affascinante (l’irreale è sempre migliore del reale) da quello che ci toccherà invece vivere.
Oltre a questo tipo di nostalgia, ve ne anche un’altra che si dà quando noi, ricordando alcuni episodi della nostra vita, e volgendoli interamente in positivo attraverso un distorcimento emozionale, volessimo riviverli nel futuro – in una forma in cui essi, cioè, non sono mai stati.
Non vivremo nulla di tutto ciò. Quel passato vive soltanto nella nostra mente. Cosi come il futuro che noi ci aspettiamo non sarà, poiché l’unica cosa certa sul tempo a venire è soltanto che esso, non solo non somiglierà affatto al passato, ma sarà diversissimo pure da ciò che oggi noi immaginiamo.
La nostra esistenza si espone inesorabilmente sulla cieca fatalità del destino ed è del tutto indifferente agli sforzi che la mente incessantemente compie per controllarne la forza e per orientarne la potenza.
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