Notte di guerriglia urbana a Napoli

DI ANNA LISA MINUTILLO

 

 

Doveva scattare il «coprifuoco» ieri sera a Napoli alle 23.
La prima sera in cui il comportamento dei cittadini viene limitato, contenuto fino alle cinque del mattino per cercare di frenare questa avanzata di un virus che di staccarsi da noi, pare proprio non volerne sapere.

Napoli, scende in piazza, per contestare la decisione del governatore De Luca che vorrebbe invece tornare a chiudere la città facendo attuare il lockdown , almeno per tre settimane.

Tanto è bastato per innescare una bomba ad orologeria che, si poteva prevedere, fosse già pronta ad esplodere.

L’intera Campania diventa teatro di scontri davanti alla Regione, seguiti dal lancio di bombe carta e lacrimogeni all’indirizzo delle forze dell’ordine edei giornalisti.

Persone senza mascherina che si scontrano fisicamente, regole che vanno a farsi benedire, distanziamento che resta solo una parola come tante.

Così tra chi protesta in modo pacifico urlando tutta la rabbia e lo sconforto che si prova in una situazione come questa della pandemia che pare non avere una fine, altri approfittano per prendersela in modo violento anche con alcuni cronisti, che alla fine sono lì, proprio per mostrare quelle che sono le ragioni di questi cittadini esasperati.

Paolo Fratter cronista di Tg24 su Sky, ne fa le spese intanto che le altre emittenti televisive non hanno ancora reso noto ciò che sta accadendo a Napoli proprio nella prima sera di coprifuoco.

Aggressioni inutili, che rendono più degradante il degrado a cui assistiamo.
Aggressioni che mettono in luce la situazione esplosiva in cui alcune persone si ritrovano a vivere durante la pandemia.

Ci si dimentica forse che anche per altre regioni il discorso funziona in questo modo, che in Piemonte, in Lombardia, in Calabria e nel Lazio è già partito il coprifuoco serale, e lo si sta attuando in modo responsabile.

Non è detto che, anche in queste regioni, non si decida di chiudere tutto, per contenere, questo virus che prepotentemente, incurante di ciò che crea distruggendo, sta regalando scenari di disorientamento e preoccupazione.

Forse perché si comprende che questa cosa viene fatta per il bene di tutti, forse perché alla fine è meglio un’uscita in meno che il non poter muoversi proprio più da casa.

Non è sempre semplice ritrovarsi a vivere questa pesante situazione, la pandemia ha cambiato le nostre vite e continua ancora a farlo.

Ci sta privando dei contatti umani, del calore, dello scambio di un piccolo gesto che, proprio perché allontana piuttosto che unire, evitiamo di fare.

Si sa che la violenza non porta mai a nulla di buono, che tutti stiamo vivendo momenti duri e complicati.
Sappiamo che commercianti, gestori di locali, il personale che in essi lavora, risentono in modo particolare se viene chiesto loro di tenere chiuse le loro attività.

Sappiamo quanto tutto questo, sia diventato difficile da accettare, ma sappiamo anche che non è incendiando cassonetti, danneggiando auto della polizia, mettendo a rischio sicurezza personale ed altrui, si può risolvere una realtà così complessa.

Manifestare è qualcosa di lecito e sicuramente i commercianti, i ristoratori, i negozianti, hanno il sacrosanto diritto di dissentire, di far valere le proprie ragioni.

Ciò che non va bene, invece, è cavalcare l’onda del lockdown per mettere in atto una vera e propria guerriglia urbana.

Intanto i contagi quotidiani aumentano in modo esponenziale e pur non volendo un altro lockdown, proprio grazie a comportamenti come questi, ci stiamo avvicinando a grandi passi ad una chiusura totale.

Un paese che vive un problema enorme si ritrova a trascinarsi in questi giorni che avremmo dovuto imparare a conoscere, ed invece, come spesso accade, abbiamo facilmente dimenticato.

Un’ipotesi di lockdown quella di De Luca che forse non ha tenuto conto delle possibili reazioni, che forse non andava annunciata ma attuata, che priva di libertà oppure voleva essere solo un monito ad usarla meglio?

Una cosa è certa: comunque la si pensi a riguardo, non è colpa di De Luca se il numero dei contagiati in Italia continua a salire.

La libertà è sacra ma lo è anche la vita, o almeno, dovrebbe esserlo.
Come sempre, tutto dipende dall’angolazione con cui guardiamo alle cose.

Per qualcuno il covid è un invenzione, per altri un dolore immenso, per altri ancora solo un modo per renderci vulnerabili marionette al servizio di chi ha potere.

Riteniamo che tutto possa essere, ma anche che, recarsi da chi ha avuto famiglie colpite da gravi perdite, ed andare a raccontare che questa sia solo fantasia, di sicuro non sortirebbe lo stesso effetto che raccontarlo a chi non è stato minimamente sfiorato da questa triste realtà.

Forse, ed indubbiamente, gestita non sempre correttamente, sorvolando o considerando poco tanti aspetti delle nostre vite.

Le scuole sono ambienti idonei a svolgere lezioni, i problemi stanno fuori, nei trasporti tornati ad essere «carri bestiame», su cui si è costretti a salire per recarsi a scuola ed al lavoro .

Gli ingressi liberi nei supermercati hanno portato al poco mantenimento del distanziamento fisico.

Le vacanze trascorse in paesi meno seguiti a livello sanitario, hanno giocato un ruolo importante, insomma: tutti a preoccuparsi della propria libertà a rischio lockdown, ma nessuno o in pochi, a preoccuparsi di non far del male poi agli altri, infischiandosene delle regole, sfidando la sorte, diventando magari untori.

Vanno aiutati i lavoratori, partendo da soluzioni anche banali, intensificando il trasporto, riservando vagoni di treni e metropolitane, all’utilizzo di ragazzi ed anziani, diversificandole magari, rendendole dedicate.

Le altre nazioni ci hanno insegnato che il rispetto delle regole serve, i contagi, quando «abbiamo fatto i bravi», sono diminuiti.

Abbiamo il timore che non sia servito a nulla tutto questo, che dovremmo trascorrere giorni lunghi, scanditi dal suono delle sirene, privati e privi, proprio di quella libertà che tanto aneliamo e che troppo spesso si traduce in non rispetto per e delle vite altrui.

Reclamiamo a gran voce la possibilità di muoverci, di stare insieme, quando poi assistiamo costantemente al brutto eco dei pregiudizi, della violenza gratuita, degli stupri e del vandalismo rivolto a quelle città che tanto sosteniamo di amare.

Scene di guerriglia urbana a Napoli, che stamani lasciano strade sporche, strutture danneggiate e quel gusto di amaro in bocca, che ci auguriamo non porti a veder salire ulteriormente i contagi, non crei proprio quella situazione da cui tutti vorremmo poter uscire sani, e che per ironia della sorte, addebitiamo a chi dovrebbe ptendersi cura dei cittadini, senza capire che molto, per tornare ad ottenere la libertà reclamata, dipende da noi.

Foto tratta dal web

Anna Lisa Minutillo
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Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.