Nutrizione e malattie allergiche

DI CRISTINA PILOTO

(Biologa e nutrizionista)

Lo sviluppo di malattie allergiche mediate da IgE (immunoglobuline tipiche delle reazioni allergiche) è influenzato da molti fattori, tra cui fattori genetici e ambientali quali l’inquinamento e l’agricoltura, ma anche l’alimentazione. Nell’ultimo decennio sono stati compiuti notevoli progressi sulla comprensione dell’impatto che la nutrizione può avere su questo tipo di patologie.

Come possono svilupparsi allergie nell’adulto e nel bambino?

Oggi sappiamo che i primi mille giorni di vita sono cruciali per la crescita del neonato. Soprattutto durante il primo anno dopo la nascita, il bambino ha una varietà di alimentazione molto ristretta, che consiste (più o meno fino a 6 mesi) nell’allattamento materno o nelle formulazioni di latti artificiali quando questo non sia possibile, a cui segue l’introduzione di cibi solidi e semi-solidi. Conseguentemente, la composizione di questi cibi ha un ruolo più che prominente nello sviluppo del sistema immunitario, molto maggiore rispetto a fasi di vita più avanzate, dove la dieta è più variata e il sistema immunitario già maturo.

La dieta della madre prima di tutto, può influenzare la composizione del latte. Ad esempio la presenza di acidi grassi polinsaturi (olio extravergine d’oliva, frutta secca, pesce..), elementi probiotici e prebiotici (verdura, frutta, cereali integrali, legumi..) possono avere un effetto protettivo sullo sviluppo di allergie nel neonato.

Un fattore infatti determinante  per un eventuale sviluppo di allergie è la composizione e l’attività metabolica del microbiota intestinale (ovvero i miliardi di batteri che popolano il lume del nostro intestino). Il microbiota intestinale può essere modulato da oligosaccaridi non digeribili (presenti nel latte umano o assunti come oligosaccaridi prebiotici), una dieta ricca di fibre e da probiotici (batteri assumibili mediante alimenti fermentati o tramite integrazione).

Gli effetti di prebiotici (ovvero sostanze organiche non digeribili capaci di stimolare la crescita dei batteri presenti nell’intestino) e probiotici (organismi vivi che apportano un beneficio per la salute) sulle allergie – soprattutto sull’eczema – sono stati oggetto di numerosi studi. Molti dati suggeriscono un ruolo protettivo degli acidi grassi a catena corta prodotti dalla fermentazione delle fibre e degli oligosaccardi (acido propionico, butirrico, acetico). Questo meccanismo molecolare che consegue ad una dieta ricca di fibre, darebbe giovamento alla prevenzione ed anche alla cura di forme allergiche varie (sia se presente nell’alimentazione della madre durante l’allattamento che poi dopo lo svezzamento e nell’individuo adulto).

Dopo lo svezzamento e con l’introduzione quindi di cibi solidi nella dieta del bambino, molti fattori possono influenzare il manifestarsi o no di allergie. Cibi solidi associati con un basso rischio di incidenza di patologie allergiche includono  frutta e vegetali, alimenti ricchi di vitamine e acidi grassi polinsaturi, latte di mucca crudo, invece gli alimenti processati e destinati alla produzione di massa possono influire positivamente sullo sviluppo di questo tipo di sintomatologie (e non solo come ben si sa).

Infatti la lavorazione dei cibi può influenzarne il potenziale allergenico. Ai fini della conservazione e del confezionamento, essi vengono sottoposti ad alte temperature,  il che determina reazioni, come quella definita di “Maillard”, che portano a generare sostanze tossiche e il risultato è anche che i cibi diventano più immunogenici e probabilmente anche maggiormente allergenici, promuovendo lo sviluppo di risposte a carico delle IgE  da parte dell’organismo che ne introduce in grandi quantità e quotidianamente.

Le manifestazioni allergiche importanti, quelle che determinano una sintomatologia violenta e repentina (rush cutanei, gonfiori delle mucose molto importanti, dermatiti evidenti, fino a parlare di shock anafilattico con edema della glottide) richiedono la sospensione totale dell’alimento incriminato (che in genere è uno, o al massimo due-tre). Quando invece i sintomi sono aspecifici e non correlabili ad un cibo in particolare, la miglior indicazione è quella di modificare la dieta verso prodotti non industriali e poco allergenici o mal digeribili (evitare pesce crudo, carne di maiale, frutta esotica, cioccolata, pomodoro crudo, limitare latte e latticini), incrementare la quantità di verdure, frutta, cereali integrali, legumi e grassi polinsaturi (contenuti nell’olio extravergine d’oliva, nei semi oleaginosi e nel pesce – ma senza esagerarne il consumo – ). La somministrazione di probiotici vivi ed attivi, anche per lunghi periodi, ad integrazione di una sana alimentazione è d’obbligo per ripristinare una flora batterica efficiente e perfettamente funzionante, pronta a rispondere e contrastare risposte immunitarie non idonee.

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