Lindsay Cooper, nel 1992, ormai ammalata di SLA, fa uscire Sahara Dust, inciso in due giorni in Svizzera, a Zurigo. Ritroviamo al suo fianco Phil Milton, Dean Brodrick ed Elvira Pleanar. Si aggiungono alla formazione Paul Jayasinha e Robin Schulkowsky. Il disco, composto ed eseguito durante la Guerra del Golfo, è una sorta di suite divisa in cinque movimenti.
Per la più autorevole critica internazionale, questo lavoro viene ritenuto uno dei suoi migliori per la composizione, l’arrangiamento e la strumentazione scelta. Anche qui vengono ripresi i concetti della musica mitteleuropea con evidenti riferimenti a Bertold Brecht e a Eisler.
I temi cooperiani restano quelli tipici ma vengono ulteriormente raffinati e cesellati. A questo meraviglioso lavoro seguirà Pia Mater: un album silenzioso, intimo composto ed eseguito insieme a Charles Gray, Nel 1998 confida agli amici della sua malattia, tenuta sempre nascosta e l’aggravarsi di essa fino al punto di non poter più comporre.
Il 18 settembre 2013, Lindsay Coopersi si spegne nella sua casa di Londra e vorrei riportare qui un frammento del commovente annuncio della sua morte dato da Chris Cutler: “Mi spiace molto trasmettere questa infelice notizia. Lindsay è morta questo pomeriggio. Aveva contratto la polmonite e aveva trascorso gli ultimi sei giorni circondata da alcuni vecchi amici. E’ morta molto serenamente”.
Dopo la sua morte, innumerevoli sono stati i tributi alla sua musica e alla sua persona da parte degli amici di cordata, e nel concludere questo articolo a lei dedicato, anch’io, nel mio piccolo, le rendo omaggio.
A cura di Feellin’Blue
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