Pandemia? Sì, quella dei decerebrati

DI ANNA LISA MINUTILLO

 

 

Non so se quando ci si ritrova a vivere in situazioni come questa, le parole si azzerino, le idee si prendano per mano per fuggire lontano da noi, le emozioni rimbombino tra testa e cuore ma non riescono a trovare una loro forma finale, sinceramente, non lo so.

Oppure invece è tutto il contrario: le parole le tieni ferme perché né avresti tante da dire e non ti va di ammorbare chi ha già tante cose a cui pensare.

Le emozioni sono lì, accanto a te che ti guidano in meandri sconosciuti del tuo io e dopo avertici portato, ti insegnano a guardare con occhi differenti la realtà.

Scopri così di non essere fuggita tu ed inoltre che non lo hanno mai fatto neanche loro.
In fondo, è un’esperienza già vissuta, a cui si dovrebbe essere«abituati», ed invece non è affatto così.

Non lo è perché questa volta non dipende solo dal «bastardello, ma dipende soprattutto dalle condotte comportamentali che non si sono rispettate, che hanno portato alla morte, troppe persone, ed a sottovalutare il problema.

Non si vedono le conseguenze, non si vede la responsabilità nel privare tutti gli altri della loro vita precedente, comportandosi da irresponsabili, non si vedono gli occhi di quei bambini tristi, rinchiusi a casa, che protestano giustamente, per questa «punizione inflitta» loro senza sapere il perché.

Così, tra giorni interminabili dove a fare da colonna sonora sono le sirene delle ambulanze, esattamente come durante la scorsa primavera, dove la morsa dei positivi ai tamponi si stringe intorno a te e ci sono i tuoi amici, chi lavora in ospedale oppure chi si reca a lavoro per svolgere le proprie mansioni, dove gli anziani sono sempre più confusi e fragili, dove i ragazzi seguono le lezioni a distanza, ti restano pochi motivi per autoconvincerti che tutto questo sia solo una sorta di «montatura», studiata a tavolino.

È indubbiamente vero che anche per l’influenza a cui eravamo abituati, ci sono state delle morti, ma così, velocemente, e prepotentemente, no.

Qualcosa, di differente, deve esserci.
È giusto che ognuno pensi ciò che vuole, molti creano ancora più confusione, sfidano il destino forse, oppure semplicemente hanno scelto un modo differente di reagire.

Una sorta di negazione per non vedere, per non impazzire, per non prendere coscienza della realtà, chissà…
Forse solo un modo per fronteggiare la paura che è una reazione sana, è quella che ti porta a non ritenerti invincibile, poiché potrebbe essere pesante, non vedere gli imprevisti, quelli che non possono essere messi in conto, poiché appartengono a variabili non quantificabili.

Pensiamo a chi sa nuotare ed anche bene, pensiamo che lo fa in piscina, ma teme il mare aperto.
Pensiamo che sono gli stessi insegnanti di nuoto a spiegare che bisogna sempre avere rispetto del mare, che non bisogna sfidarlo inconsciamente, ma quel pizzico di utile paura va sempre mantenuto.

Potremmo anche pensare a come reagiamo dinnanzi all’oroscopo, una cavolata per molti, un leggero passatempo per altri, un :«non è vero, ma ci credo», per la maggior parte delle persone.

Lo facciamo con molte cose, non siamo capaci di farlo, per qualcosa che si chiama salute, per qualcosa che ci fa stare male, per qualcosa che spesso, conduce alla morte.
Intanto, le regioni sono tornate ad essere isolate, bloccate.

Gli ospedali ospitano un gran numero di ammalati covid che vanno ad unirsi a tutti gli altri ricoverati, con altre patologie, che si sentono abbandonati.
Qualcuno guarisce, qualcuno torna a casa, altri trovano fuori dalla porta dei reparti dei sacchi che non possono neanche essere aperti, che contengono quei pochi effetti personali, apppartenenti ad una madre, o ad un padre che non faranno più rientro a casa…

Indumenti che non potranno essere respirati, che vanno eliminati, come fossero qualcosa di estraneo, quando sono le ultime cose che rappresentano un legame con chi non si è più potuto vedere o abbracciare.

Così osservi attonita questo mondo che abiti e non senti più tuo, e non capisci se sia meglio continuare a tacere, oppure condividere pensieri, sensazioni, emozioni che potranno essere fraintese, mal interpretate, smontate, eppure tu la continui a vivere questa Lombardia che arranca tra tentativi di speculazione che lasciano indietro i deboli, quelli che continuano a chiamare i medici di base, senza ricevere risposta, e quelli che invece possono permettersi 450€ per una vista a domicilio.

Persone di serie A, e quelle di serie B, dimenticate da sempre, considerate delle«palle al piede», abbandonate tra le loro paure, la malattia e quella voglia di vivere che ancora c’è perché ancora tanto hanno da dare a chi trova il tempo per ascoltare i loro racconti.

Osservi chi prende tutto con leggerezza, e quasi li invidii pure un po’, se non fosse che la loro leggerezza poi, va ad impattare sulle vite altrui.
Ascolti discorsi di persone piegate dai lockdown, penalizzate nei guadagni che permettono loro di mantenere famiglie e dipendenti, li senti accorati, disperati, in attesa dei ristori.

Di contro ti imbatti nel lancio sul mercato di scarpe da tennis, anonime, coloratissime, che fino a poco tempo fa nessuno avrebbe acquistato né tanto meno indossato, spopolare come se non ci fosse un domani.
Gente in fila per accaparrarsele, che ignorano le valide motivazioni per uscire di casa.

Le pagano 12,99€al paio, le rivendono in rete, quando va bene, a 700€, tutto regolare? Tutto lecito? Un discount che diventa leader nelle calzature e la gente che fa?
Sgomita per partecipare alle vendite online, tutto venduto, in poche ore o minuti in alcuni casi.

E il covid? I soldi che non ci sono? Lo smarrimento in cui affondiamo, che fine hanno fatto?
Possibile mai che questo virus prenda quei pochi neuroni rimasti intonsi e li distrugga del tutto?
Potrebbe essere un modo per distrarsi, per colorare un po’ le giornate, e ci starebbe anche, se non fosse invece che di speculazione di massa (o rimbambimento), fate voi, si tratta.

Giorni pesanti, preoccupanti, che non avremmo mai voluto rivivere, una bolla gigantesca in cui siamo finiti, pur rispettando le regole, pur stando attenti, pur privandoci di rapporti con i nostri cari, pur avendo rispetto per gli altri.

Continuano i femminicidi, continuano ad uccidere questi bastardi maschilisti, che vengono anche giustificati, nulla ferma quelle mani mortali, nulla…

Continuano gli episodi di violenza ai danni degli anziani, dei disabili, c’è anche chi trova il modo di rubare una carrozzina, che era le gambe per chi la usava quotidianamente, tutto perché la pandemia ci avrebbe resi migliori? Figuriamoci se ci avesse peggiorati!

Forse tutto questo è solo un problema mio, forse per gli altri le cose vanno meglio, forse, come mi è stato fatto notare in un articolo precedente, io sono «vecchia dentro», perché do ancora valore alle piccole cose che per me, rendono grande il vivere, perché della movida mi interessa poco e preferisco incontrare persone e poterci dialogare serenamente, in lucidità e non stordendomi con tecniche varie, perché il momento per fare «cazzate», dopo i 50anni, dovrebbe essere passato da un po’.

Fatto è che ognuno pensa a sé, ognuno è libero di mettere in discussione quanto vede, ritenerla finzione o realtà, comportarsi con coscienza, non esponendo a rischi stupidi magari i genitori anziani, quando li vanno a trovare.

Sono arrivata fino a qui, mi domando se non fosse stato meglio restare in silenzio, come da un po’ di tempo faccio, ma la tastiera ed il tumulto che ho dentro, sono un richiamo costante, che ignorare diventa difficile e complicato, per chi vive di emozioni, osservazioni e contrasti ideologici da sedare.

Un ultimo sforzo di attenzione lo chiedo per aggiungere che non è sufficiente mostrarsi dispiaciuti per i neonati che muoiono in mare e tenere sempre atteggiamenti di diffidenza verso chi arriva nel nostro paese alla ricerca di un po’di serenità.

Inutile lamentarsi per aria irrespirabile e clima impazzito quando lo si continua ad uccidere questo pianeta.

Inutile lamentarsi per una cattiva sanità pubblica, quando per anni non si è fatto nulla o troppo poco, per impedire che ciò avvenisse.

Inutile preoccuparsi per il Natale, quando in molti hanno dimenticato i loro affetti per anni scegliendo mete paradisiache in cui recarsi a svernare, avendo il gelo dentro.

La tv parla di numeri e curve, oltre 500 persone decedute ogni giorno, fanno sobbalzare per pochi minuti, poi tutto torna a scorrere come prima…
Siamo responsabili dei nostri errori? È vero, come qualcuno sostiene che meritiamo l’estinzione?

Oppure vogliamo davvero iniziare a comprendere che il nostro stile di vita deve cambiare?

Sono antica forse, lo so, ma non smetto di credere in ciò che volendo potremmo ancora cambiare, non fosse altro che per la nostra grandezza, cosa che al «bastardello» manca, perché subdolamente si muove attraverso le maglie che noi gli allarghiamo….

Foto tratta dal web

Anna Lisa Minutillo
Latest posts by Anna Lisa Minutillo (see all)

Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.