Paolo Sidoti, Canto di Primavera ⋆ lo scrigno di pandora

DI MARIO MESSINA

Il romanzo di Paolo Sidoti si muove nel solco del romanzo generazionale pur essendo un’opera di fantasia.
Lo scrittore utilizza, infatti, una vicenda apparentemente individuale per narrare un’ epoca ed una Italia storicamente definita.

Una vicenda dove personale e pubblico si intrecciano e dove le temperie di una biografia diventano l’ occasione per una vera e propria incursione nel mondo della cultura italiana del dopoguerra.
Troisi, Volontè, Pasolini, De Filippo sono solo, infatti, alcuni dei nomi citati con ammirazione dall’autore.

Un vero e proprio tributo che a molti “meno giovani” o cultori della materia risulterà gradito.
Personaggio centrale del romanzo è, invece, Renzo Torre, un uomo di teatro brillante e carismatico ma dal passato burrascoso e dalla vita sentimentale ancora più tormentata.

Un uomo dalle oscure origini e la cui posizione rispetto alle protagoniste risulta il vero nodo da sciogliere all’ interno del romanzo.
Il meccanismo narrativo adottato dall’ autore si basa sulla scoperta di un diario segreto che renderebbe finalmente intellegibile una vita ricca di successi così come di dolorose cadute.

Lo strumento attraverso cui una madre troverà il modo di trasmettere alla figlia segreti altrimenti inconfessabili.
L’ espediente adottato non sembra risultare pienamente originale ma risulta efficace nell’economia di una narrazione che si pone come obiettivo quello di creare curiosità e suspense.

La lettura di questo romanzo non può, infatti, non richiamare il ben più celebre “Le pagine della nostra vita” di Nicholas Sparks da cui è stato tratto l’omonimo film.
Questo non inficia, però, la qualità più grande del racconto che è quella di voler dimostrare come le apparenze vadano smontate e di come sia sempre necessario andare oltre le prime impressioni.

Un incontro di box truccato o un bambino abbandonato alla nascita potranno celare ben di più di un atteggiamento furfantesco o di un comportamento meramente egoistico.