Parola di Fido

DI DANTE IAGROSSI

La comunicazione animale può essere gestuale, visiva, sonora, ma anche olfattiva, come nella marcatura territoriale o nel periodo della riproduzione. Certamente ognuno di noi, vivendo a contatto per molti anni con cani e gatti, finisce con l’impararne prima o poi il significato di certi “segnali”, che assumono valenze diverse a seconda dell’animale.

Ad esempio, lo scodinzolio di un cane è soprattutto dimostrazione d’affetto, mentre nel gatto può indicare una indecisione prima di certe azioni. In particolare, la “frustata di coda” è spesso un avvertimento concitato teso a provocare l’allontanamento di altri.

Se un cane o un gatto rizzano le orecchie, mostrano invece attenzione e curiosità. I cani abbassano le orecchie per paura o stanchezza, invece i gatti possono così evidenziare l’intenzione di una prossima fuga o difesa. Se poi un gatto si gira sul dorso, ponendosi a pancia in giù, cerca coccole, ma solo da chi si fida.

Nel cane invece questo gesto indica bisogno di solletico, ma a volte anche di sottomissione, per evitare attacchi e punizioni. I gatti sono in grado di alzarsi sulle zampe posteriori per una specie di saluto, mentre per i cani, il rialzo di almeno una zampa anteriore esprime una certa sottomissione.

Nella comunicazione vocale, spesso i cani abbaiano percependo un pericolo. Il miagolio dei gatti esprime bisogno di attenzioni, in particolare per richieste di aiuto o cibo. Le loro fusa evidenziano invece quasi sempre uno stato di benessere, ma a volte anche di malessere, in caso di ferite e dolori.

Certe scimmie sono state istruite a comunicare nel linguaggio dei segni. La gorilla Koko ha mostrato alla fine di capire più di 1000 segni e ben 2000 parole di inglese scritto. Si affezionò assai ad un gattino, che purtroppo un giorno morì, investito da un’auto. Quando le fu comunicata questa notizia, Koko espresse il suo disappunto mediante i segni di : “Male, Dolore, Triste, Broncio, Piangere”.

Inoltre gli studiosi hanno notato che lei mostrava i primi controlli della vocalizzazione e della respirazione, il che potrebbe essere un preludio all’uso di parole: ha dimostrato di saper gestire a sufficienza la laringe, per grugniti controllati, e di saper tossire su comando, con la chiusura della laringe stessa.

Forse sono comportamenti appresi di tipo imitativo, dovuti al contatto costante con uomini, fin dall’età di sei mesi, per più di 40 anni.
In conclusione, non si sa se un giorno, come già succede per i pappagalli, si riuscirà davvero a far parlare le scimmie, ma è in dubbio che esse ed anche tutti gli altri animali “superiori” possono ugualmente comunicarci in modi diversi i loro bisogni e stati d’animo, basta imparare a capirli.

Immagine tratta dal web

 

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità