DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN
Rosita e Ottavio Missoni cominciano da zero, e prima di diventare un marchio di fabbrica vivente, vivono timore e brivido di una inaspettata creazione e creatività.
Avanzi di lana, presi in prestito da Rosita nella fabbrica di maglieria della famiglia, e, nelle sue stesse parole, messi insieme con Ottavio, su e giù, zig e zag, ottenendo quel disegno a fiamma che da quel momento li avrebbe contraddistinti.
Un’avventura iniziata grazie ad una dose non indifferente di coraggio – raccontata nell’articolo scritto da Stefania Rossetti per la rivista Grazia, Con te rivivrei tutto, in occasione dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro ricevuta da Rosita – fondando un’azienda, ma solo dopo aver firmato trecento cambiali.
Pennarelli, colori e stoffa. Quel viola onnipresente preteso da Tai, che Larosita tentava, almeno qualche volta di togliere, ed una caparbia, creativa volontà di estrosa, fiammante fantasia.
Paul Klee opera in un modo simile, e attraverso personalità complessa e modo di operare arriva ad elaborare percorsi suggestivi di creazione artistica caratteristici e unici.
Non utilizza la stoffa, ma guardando i suoi dipinti, soprattutto Ad Parnassum, Verso il Parnaso, si capisce che avrebbe potuto farlo.
Colpito e suggestionato da basiliche paleocristiane e mosaici bizantini, che nel 1926 ha modo di ammirare presso Ravenna nel corso di un celebre soggiorno nel nostro Paese, l’artista Klee rielabora la calda espressione di una trama tessile, tramutando la luminosità dell’immagine in una potenziale, avvolgente coperta simile ad un geometrico patchwork.
Klee letteralmente recupera linee e colori e li assembla in forma piramidale, assecondando un progetto sospeso tra un edificio o una collina, contornato di fantascientifiche scaglie ed irrotto da una nitida apertura.
Una porta, protagonista di quel soggetto mondo raccontato nei suoi diari eppur non riferibile ad un mondo visibile.
Raffinato, colto, eclettico, pur ruotando attorno all’ambiente del Blaue Reiter, e frequentando amici del calibro di Kandinskij e Macke, modula un proprio originale accostamento all’astrattismo, che considera qualcosa di non totalmente avulso dalla realtà.
Partendo dal presupposto che l’individuo si forma quotidianamente nel sistema in cui conduce la propria esistenza, ciò che viene percepito è una reazione emotiva al cospetto dei continui stimoli cui viene sottoposto, ragion per la quale gli spunti esterni risultano sempre riconoscibili, per quanto trasformati dalla memoria.
Egli stesso si definisce astratto, ma con qualche ricordo. E non è irrilevante nemmeno la sua formazione di musicista, atta a ritrovare una sorta di significato musicale nella pittura, destinata ad una funzione più espressiva che rappresentativa.
Klee elabora sensazioni che traggono origine da una memoria inconscia, determinandone l’esistenza ed assurgendo a fenomeni soltanto nell’istante in cui tale aspetto è portato a compimento; la mente porta a passeggio una linea, secondo le parole dell’artista, generando ghirigori e conciliando una molteplicità di istinti che finisce per fondere elementi apparentemente antitetici, in forma di ordine e disordine, serietà e leggerezza.
E il Parnaso, quel mitico Parnaso che Raffaello raffigura nelle Stanze Vaticane, cui egli assurge, sommamente condensa direzione e aspirazioni dell’osservatore che eleva alla sacralità della consacrazione alle Muse la sobria volontà di una ambiziosa elezione.
‘O buon Appollo, all’ultimo lavoro fammi del tuo valor sì fatto vaso come dimandi a dar l’amato alloro. Infino a qui l’un giogo di Parnaso assai mi fu; ma or con amendue m’è uopo entrar nell’aringo rimaso.’
L’invocazione di Dante ad Apollo, nell’incipit del Paradiso, in cui il poeta richiede la sua intercessione in quanto dio di arti e poesia, artificiosamente conscio della maestosità della propria opera seppur celata da dissimulata modestia, contribuisce a rendere la dimensione di un’opera, come quella di Klee, grandiosamente seduttiva.
Nella suggestiva interpretazione di Arianna per La sottile linea d’ombra, nell’articolo Perché Ad Parnassum è uno dei quadri più famosi di Paul Klee?, l’indistinta valutazione dell’immagine proposta, la cui indiscussa attrazione, tuttavia non pregiudica l’invito dell’apertura con la prospettiva di raggiungere la luce.
Per aspera ad astra…
Paul Klee (1879-1940), Ad Parnassum, 1932, olio su tela, 126×100 cm., Berna – Kunstmuseum
Immagine: web