Perché non io?

DI FRANCO FRONZOLI

Vi voglio parlare del mio disagio nello stare bene. Può sembrare un paradosso e forse lo è, ma voglio spiegare il perché.

Quante volte al giorno auguriamo a noi stessi ed agli altri di stare bene, di essere avvolti dalla salute, di cacciare i dolori fuori dalla nostra esistenza?

Giusto e sacrosanto.

Il mio è un concetto perdonatemi il termine, di carattere filosofico, di riflessione personale e forse, anche esistenziale.

Sto bene e dovrei gioire, ed  infatti gioisco ma rifletto. Perché io e non tanti bambini, soffocati da tante sofferenze? La fame, la sete, il freddo, la guerra…

Perché io che ho una età per la quale sarebbe più logico barattare lo stato di buona salute, con la sofferenza di un bambino che vede opaco il futuro, che dipende dalla solidarietà per unire il pranzo con la cena e spesso non ci riesce.

Perché non io su un barcone nel mediterraneo al posto di uno di quei bambini, che “ rema “ verso una salvezza non sempre garantita.

Perché loro che vivono in un mondo sclerotizzato, dove la loro innocenza non viene nemmeno considerata, dove uomini folli, tragicamente folli, si permettono di cancellare il loro futuro.

Perché loro e non io che la vita l’ho vissuta e la vivo in serenità e salute, attorniato da un dilagante affetto dei miei figli e nipoti.

Perché loro no, sono privati di tutto e in tantissimi casi della vita assoggettati a sofferenze atroci, a privazioni incalcolabili.

Perché non inventare un sistema ( certamente utopico ), per inviare salute, affetto, serenità, calore umano e fisico, invece di armi.

Perché non escogitare una App che faccia da scudo ai missili, alle bombe, che occluda la bocca dei cannoni.

Perché non trovare un sistema tecnologico per annichilire immobilizzare coloro che dalla guerra traggono profitto e potere.

Ecco  perché affermo che la mia vita vale molto ma molto meno di un bambino che dorme in un bunker, che soffre in un bunker, che muore in un bunker.

Porto nel mio cuore la sofferenza che vorrei fosse mia, invece sta negli occhi di tanti bambini, ormai senza lacrime.

Retorica ? No, mai …