Piante che migrano

DI DANTE IAGROSSI

Secondo lo studio di ricercatori delle università della California e della Columbia, risalente a qualche anno fa, basterebbe un aumento della temperatura globale media di soli due gradi a provocare un notevole spostamento verso Nord di persone, animali e anche di vegetali.

Dal centro America, Africa ed India, per sfuggire al surriscaldamento, pure le foreste in modo più lento migrerebbero verso zone più settentrionali.

Del resto, questo fenomeno si è già verificato dopo la fine dell’ultima grande glaciazione, nei 13 mila anni successivi.

Immagine free tratta da Pixabay


La migrazione delle foreste è operata in realtà dal vento, dalle correnti d’acqua, dalle pellicce appiccicose di certi animali e dalle loro feci con semi. Lo sviluppo di tali piante in altre terre comporta un incremento dei loro strumenti difensivi da erbivori: veleni e spine.

Il problema di fondo che si pone è la velocità nell’aumento di temperature globali, poiché le piante più isolate e con meno semi potrebbero non avere tempo necessario e quindi rischiare l’estinzione. Inoltre ci sono anche ostacoli insormontabili o quasi come le catene montuose.

Quindi si prospettano in generale,da un lato una frammentazione di zone boschive, dall’altro addirittura la scomparsa di certe specie vegetali del tutto disadattate alle nuove condizioni climatiche..

Anche in Italia si assiste alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Varie piante, prima relegate a basse altezze, adesso cominciano a comparire più in alto.

In questi ultimi anni, giovani di tutto il mondo, capeggiati da Greta e Vanessa, hanno denunciato la politica del BLA BLA di certi Stati: ormai c’è bisogno urgente di soluzioni pratiche concrete da attuare per risolvere il problema impellente del riscaldamento globale. Ma oltre agli impegni ufficiali, contano soprattutto quelli quotidiani delle persone, del loro senso di responsabilità.

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Innanzitutto ci dobbiamo adoperare per ridurre sempre di più l’uso di combustibili fossili, ricorrendo alle energie pulite rinnovabili. Fondamentali ad es, l’uso di automobili elettriche e di energia solare nelle case.

Inoltre si possono costruire altre Banche di semi, soprattutto per le specie vegetali a rischio, come lo Svalbard global seed vault, nelle isole al nord della Norvegia.

Dapprima si pensava a salvaguardare soprattutto specie agricole, ma poi anche altre selvatiche, come il pino silvestre e l’abete rosso.

Un piccolo ma significativo contributo, anche per diffondere una sana consapevolezza della necessità del verde per tutti, potrebbe venire anche dagli alberi piantati presso le scuole, dal rimboschimento da parte di privati e da quelli impiantati in zone migliori dalle associazioni ambientaliste.

Molto positive certe iniziative, come l’impiantamento di abeti dei Nebrodi dalla Sicilia all’Appennino Toscano e la creazione in Val Padana della foresta di Carpaneta, piantandovi migliaia di piante di farnia, specie che correva seri rischi di estinzione, per tagli eccessivi, inquinamento ed aumento di zone urbanizzate.

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