Pierre-Auguste Renoir, la Grenouillère

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Nel 2012, presso le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, viene allestita una mostra dedicata a Pierre-Auguste Renoir, artista estremamente prolifico – lungo il suo percorso artistico, si dedica a più di cinquemila opere – di rilevanza fondamentale per lo sviluppo dell’arte moderna, che definire impressionista, nonostante la sua preponderanza nel movimento, appare comunque riduttivo.

Renoir è qualcosa di più che un impressionista: è l’esempio dichiarato di una vita in pittura – la vie en peinture, il titolo dell’esposizione – in grado di ricercare e celebrare la bellezza attraverso stili e correnti diversi, comunicando una propria, evidente distinzione, elevata ed autarchica.

Philippe Cros, che ne cura il percorso espositivo, specificamente riguardo la mostra lombarda, non manca di corredare il contesto, oltre ai dipinti, di pastelli e disegni, indispensabili per comprendere una personalità originale ed eclettica, a tratti apparentemente semplice, in realtà più complessa e determinata di quanto possa apparire alla luce di valutazioni puramente superficiali.

L’autore francese attraversa il suo periodo impressionista dal 1870 al 1882: dodici anni in cui, pur mantenendo fede alle principali caratteristiche del movimento, egli si distingue attraverso il ruolo centrale attribuito alla figura umana.

A differenza dei colleghi impressionisti, orientati a riservare un ruolo precipuo al paesaggio, Renoir ama soffermarsi sull’aspetto umano, in particolare elogiando la bellezza femminile, e a questo proposito instaurando uno speciale rapporto di complicità con le sue modelle, come accade, ad esempio, nel caso di Madame Henriot, le cui palesi innocenza e fragilità denunciano chiaramente i timidi esordi di una incerta carriera teatrale.

Questo accade in Picking flowers, Raccogliendo fiori, del 1875, dipinto da cui emerge tutta l’intensità di vita di una giovane coppia intenta a trascorrere preziosi momenti in una giornata d’estate, in cui lo stesso campo di fiori, reso attraverso delicati ma decisi tocchi di colore, riesce a rendere quell’atmosfera afosa, tendenzialmente polverosa, del clima estivo, che replica a propria volta il sentimento presente ne La Grenouillère, precedente di qualche anno.

La Grenouillère, letteralmente lo stagno delle rane, rivela già dalla denominazione la caratteristica vicinanza con Claude Monet, la cui vita artistica fortemente contraddistinta dalla presenza delle ninfee lascia immediatamente immaginare quale potesse essere l’impatto di tal luogo sulla personalità dell’artista, anche se in realtà trattasi di un toponimo riferito all’abitudine delle ragazze, principalmente di buona estrazione sociale, di frequentare il detto luogo al fine di divertirsi.

Punto di ritrovo impressionista – gli artisti amavano riunirvisi grazie alla possibilità di ritrovarsi nella natura, approfittando di un posto molto ambito dai parigini in occasione delle uscite fuoriporta nel fine settimana.

La Grenouillère, di fatto un ristorante, o piuttosto un tipico caffè galleggiante, la cui posizione, grazie alla presenza di acqua, foglie, ed eventuale luce solare, tutti concorrenti ad enucleare gli elementi a fondamento della vibrante visione pittorica degli Impressionisti, aveva letteralmente conquistato quel sottobosco intellettuale imperante in loco, domina la cultura locale dell’epoca; anche lo scrittore Guy de Maupassant, abituale avventore del locale, ne propone una suggestiva descrizione nel racconto L’amante di Paul, soffermandosi sulla presenza della contrastata folla, in bilico tra raffinata eleganza e oltraggiosa ostentazione.

Borghese rappresentazione di una dolce vita parigina, ne mostra i cromatismi vibranti delineanti umanità e sentimenti dei protagonisti, le cui vitalità e pienezza, come evidenziato da Natalia Radicchio per WakeUp News, esprimono tattilità e sensorialità senza pari.

Altresì definito un sogno sfumato fatto di colori, secondo l’espressione di un bene assoluto di spirito ed emozioni, ci pone al cospetto di quanto, quotidianamente, finisce per risultare superfluo, con la propria effimera essenza di benessere relativo e limitato.
Un nutrimento per l’anima, latore di benevola serenità…

Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), la Grenouillère, 1869, olio su tela, 66×81 cm., Stoccolma – Nationalmuseum
Immagine: web

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