DI ELISABETTA DE MICHELE
POMODORI FARRO E GAMBERI AL CAMPO DA GOLF:
E così, quel giorno, pane, vino e companatico si incontrarono…
Non era di certo la prima volta, ma era sempre diverso: cambiavano lo sfondo, l’idioma, la temperatura, il contorno… ma soprattutto il contenitore e il contenuto, che questa volta erano davvero sopraffini.
La semplicità era tale da essere la più ricercata, seppur spesso ciò accada senza averne coscienza. Consumare il cibo sulla stessa tavola senza nemmeno accorgersi della sacralità del momento, questa è l’oltraggiosa realtà a cui si va incontro nel quotidiano. Non è divisione, non è comunione. Ne risentono gli animi, gli stomaci e perfino il cibo stesso, sacrificato, sprecato, umiliato, geneticamente modificato, allevato, sfruttato e sporcato, d’egoismo e cecità.
Quel giorno invece l’aria era pura, l’atmosfera giocosa, le membra soddisfatte, il tempo lieto, le percezioni spiccate, i moti premurosi, le menti consapevolmente attive e i cuori pulsanti all’unisono; sicché emerse il sacro dal profano e il rito fu compiuto. La visione fu comune. Il pane fu spezzato.
I giocatori abbandonarono la tavola e ognuno tornò per la sua strada, una via che però non era più la stessa. Negli occhi, fisici e non, vivevano i prati, i pensieri, le mazze, i sorrisi, i pitch, le voci, la brezza del campo da golf, il profumo della pagnotta condivisa, il sapore di un legame, la responsabilità di un’alleanza, il rumore di un germoglio che nasce.
Le radici ora sono salde e pronte a diramare.
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