Possiamo farlo anche adesso

DI FRANCO FRONZOLI

In questa casa, ho vissuto gli anni più belli della mia giovinezza, e lassù in alto, la seconda finestra guardando a destra, era la mia stanza.

Riscaldamento  prodotto da una stufa a legna, situato nella cucina, a piano terra  anche quando le temperature erano di qualche grado sotto lo zero.

Percorrevo ogni sera due rampe di scale per raggiungere la stanza da letto e non avendo mai indossato un pigiama, salivo in mutande e canottiera.

La crisi energetica attuale, la mancanza di gas e tutte le fesserie che ci raccontano, allora erano superate, perché  si era abituati a fare la doccia, che non esisteva, con acqua fredda.

Mai usata una sciarpa, solo cappotto normale, mai usati i guanti, nemmeno quando andavo con i miei amici ed erano tanti, a spalare la neve sui binari.

Pagati poco, ma quel poco era molto anche perché la fatica , era una chimera, come il freddo.

Bastava che la notte nevicasse, ed allora nevicava forte, ed ecco che la mattina il capostazione, avvisava che c’era necessità di liberare la ferrovia per fare transitare i treni.

Quando andava male, allora, la neve era neve, in una notte poteva raggiungere il metro, bisognava liberare tutto ciò che impediva il transito pedonale.

Quella casa, che adesso è di mio fratello maggiore e dove mi rifugio quando mi trovo nel mio paesello, per dialogare , leggere e scrivere, è stata molto importante e lo è tutt’ora.

È il luogo dove ogni anno mi incontro con i miei fratelli, dove vedo il passare dei miei nipoti, altre generazioni, altre mentalità.

In quella casa, fornita di mura di sostegno di 85 centimetri, tutto era riservato, pacifico, rilassante.

Non ricordo di aver mai pranzato fuori casa, di aver assaggiato le “delizie “ , che oggi propinano, perché il mio ristorante era in casa.

Quando mio padre, che era un’ artista, faceva la polenta e ripartiva con un filo tenuto tra i denti e tra il pollice e l’indice era come trovarsi in un teatro e gustarsi una commedia di Edoardo.

Polenta con coniglio, prevalentemente o con la lepre, necci con ricotta oppure con varietà di prosciutti.

Le candele allora erano a portata di mano, la luce non era indispensabile quando mancava vi erano mezzi alternativi.

Il gas era uno sconosciuto, avevamo le lampade a petrolio ed una grande fortuna: l’acqua sempre fresca e digeribile.

Non dobbiamo avere paura delle privazioni perché con la volontà ed il sacrificio si possono superare momenti difficili e ce ne saranno.

Lo abbiamo fatto allora, si può fare adesso, anche fare una nuotata nel fiume d’inverno, potrebbe diventare fattibile e rigenerante…

©® Copyright foto di Franco Fronzoli

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità