Primo Maggio, ma quale festa dei lavoratori…

DI FRANCO FRONZOLI

Ma siamo sicuri che oggi 1 Maggio, sia la Festa dei Lavoratori? Me lo chiedo perché guardando certi dati, almeno per oggi, la parola festa, sarebbe da cancellare…

Milleduecentoventuno lavoratori ci hanno lasciato l’anno scorso, tutte morti dovute ad incidenti sul lavoro. Sono invece, duecento diciotto, le vittime di quest’anno.

Una mattanza che ci portiamo ogni anno con noi, attraverso articoli, convegni, manifestazioni, senza che siano stati presi provvedimenti seri, per arginare queste morti.

Di tutti questi lavoratori scomparsi, tanti non indossavano misure di sicurezza, altri invece, si sono ritrovati a lavorare su macchinari manomessi oppure obsoleti, un numero minore di decessi ey da attribuirsi alla poca accortezza oppure alla disattenzione.

“Una festa al contrario” l’ha definita il Presidente della Repubblica, non c’è niente da festeggiare quando il lavoro non è vita ma è morte.

Di lavoro molti vivono, ma altri sopravvivono, questo vale soprattutto  per chi nel dovere vede una dignita’, un riscatto, il rispetto e non trova niente di tutto questo, in quel po’ di lavoro rimasto.

In un paese dove il lavoro irregolare varca i confini dello sfruttamento ed arriva, spesso, nei meandri della servitù.

In un Paese in cui le condizioni salariali sono spesso critiche, dove le donne vengono penalizzate, nella dignità oltre che nella retribuzione.

Ma cosa viene fatto perché tutto ciò non accada o almeno questi numeri siano solo un residuale, dovuti a circostanze inevitabili?

Niente, o davvero molto poco: parole , come sempre, solo parole. Promesse che si perdono con il trascorrere del tempo.

Cosa fanno i Sindacati di concreto, per contrastare questi nefasti eventi? Poco o nulla anche loro ahinoi…, Solo parole ma, poca azione.

Con che coraggio, oggi a San Giovanni di Roma, si celebra il “ Concerto del 1 maggio “ ; mi domando con quale coraggio si canta, si balla e si ride, oggi Festa dei Lavoratori, che non lavorano più, che un lavoro lo cercano da anni, che spesso sono inadeguatamente retribuiti, che ascoltano promesse fatte sempre e realizzate mai.

Una teatralità oscena, distonica,  inopportuna, offensiva, irriverente, oltraggiosa.

Bisognerebbe cambiare anche l’organizzazione del sindacato che dovrebbe poter accogliere ogni richiesta di aiuto, prodigarsi per risolverla, piuttosto che pensare ai cospicui interessi che ruotano intorno alla disperazione altrui.

Bisognerebbe che, anche i sindacalisti  tutti gli anni, magari  proprio in occasione del primo maggio, rendessero note le loro retribuzioni, proprio per abbattere diffidenza e chi, attraverso l’utilizzo di sistemi non proprio consoni e trasparenti, rende vano l’impegno di quei pochi ancora onesti.

Cosa è stato fatto sino ad oggi , per arginare il fenomeno del ” capolarato “ : un bel niente e se vogliamo essere ottimisti, potremmo dire pochissimo.

Quanti lavoratori  saranno ancora sfruttati e condannati a lavorare tutti i giorni diventando vittime di tante, troppe malefatte.

Ci vuole responsabilità, coerenza, rispetto, festeggiare il primo maggio oggi come oggi è improprio, mentre le lacrime di genitori, mogli, figli non si sono ancora asciugate sui loro volti.

Nessuno dovrebbe pagare un prezzo così alto per essere onesto, dignitoso ed assicurare sopravvivenza alla famiglia, non si dovrebbe morire.

Pensiamoci…

Immagine tratta dal web

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