Profondo rosso per i delfini delle Faroe

DI FABIO BORLENGHI

 

 

Orrore alle Faroe, l’arcipelago danese situato fra Islanda e Norvegia, con propria autonomia governativa, dove recentemente poco più di 1400 delfini sono stati massacrati dai locali, perpetuando quanto facevano i vichinghi nell’alto medioevo.

Ogni anno, a fine estate, sulla spiaggia di Skálabotnur, sull’isola di Eysturoy, va in scena il macabro rito del Grindadràp che altro non è che una mattanza crudele di balene e delfini fatti confluire a forza in un’angusta baia e poi spinti a riva con l’intento di massacrarli con coltelli, asce e perfino rudimentali trapani a mano, insomma un evento che riporta alla mente il nazismo del secolo scorso.

Scopo di questa tragedia pare sia proprio il voler riproporre, in una sorta di teatro degli orrori, un tipo di caccia ai cetacei praticato nell’antichità dai vichinghi.
La sproporzione fra il numero di cetacei accoltellati e il numero di locali intenti nel farlo ha aggiunto orrore all’orrore prolungando l’agonia dei poveri delfini spiaggiati sulla riva.
L’immagine della grande macchia rossa di sangue galleggiante sulla superficie del mare ha fatto il giro del mondo attraverso i social network e, ovviamente, ha creato lo sconcerto nell’opinione pubblica mondiale.

Sconcertante la reazione del governo delle Faroe che, resosi conto dell’impatto negativo d’immagine procurato dall’evento, ha cercato di fare marcia indietro promettendo di rivedere la regolamentazione della mattanza sostenendo che in realtà la tradizione vorrebbe che fossero “solo” (!!!) le balene a dover subire la cura di coltelli e asce dei locali, infatti negli anni precedenti (come riporta la BBC) circa 600 balene venivano sistematicamente sgozzate mentre di delfini se ne ammazzavano solo qualche decina.
Un bel pentimento…non c’è che dire!

Nell’occidente civile del terzo millennio è inammissibile che avvengano simili eventi persecutori a discapito di sfortunati animali colpevoli solo di transitare in un tratto dell’Atlantico del Nord in un determinato momento dell’anno.
I volontari dell’associazione Sea Sheperd ogni anno si recano alle Faroe con l’intento di fermare o per lo meno ostacolare la mattanza dei cetacei, tuttavia poco riescono a fare contro l’ignoranza e la cattiveria umana.

Una buona parte della popolazione delle Faroe (50.000 abitanti), come pure di danesi, si dichiara contraria a questa macabra tradizione tuttavia esiste un nocciolo duro di abitanti dell’arcipelago, facente capo all’associazione locale per la caccia Grindadràp, che non ha alcuna intenzione di mollare la presa.
Mi viene in mente un’idea da proporre a queste persone accecate, nelle loro menti ottuse, dalla passione di perpetrare all’infinito questa tradizione medioevale: allestire una rappresentazione teatrale sulle rive dell’isola di Eysturoy, dove ogni anno avviene il massacro, tingendo di rosso sangue le acque prospicenti la riva dopo aver simulato l’uccisione di finti cetacei, seguendo un vero copione scenico.

Sarebbe un evento culturale di memoria storica che attirerebbe turisti da tutto il mondo.
Ecco…allora sì che risulterebbero coniugate tradizione e civiltà.

Immagine tratta dal web

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