In realtà, il nulla ci provoca, ci reclama, ha bisogno di noi per essere. Chiede di essere riconosciuto in quanto nulla e sa che il nostro corrispondere a lui, fosse pure nella forma della polemica e del disprezzo, sarebbe pur sempre un qualcosa capace di toglierlo dalla sua dimensione di nulla.
Non ci sono alternative: se si vuole davvero imporre al nulla di rimanere ciò che è, bisogna ignorarlo, resistere alle sue provocazioni, mostrargli tutt’intera la propria indifferenza.
Capisco che è difficile. Si, a volte è perfino impossibile: niente sa reclamare di essere come sa fare il nulla. E dunque c’è chi (vicino al nulla anch’egli) non lo riconosce in quanto tale (in quanto nulla) e chi non riesce ad evitare di ricordargli la sua (non)identità di nulla.
Inutile strepitare, inutile dire al nulla che è nulla. Nel momento in cui glielo si è detto, il nulla è divenuto essere e, in tal modo, ha ottenuto ciò che voleva.
In quel momento, il nulla ha vinto e il disprezzo ha perso!
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