Conobbi Andrea Camilleri con il “ Re di Girgenti “ , ambientato ad Agrigento nel 1718.
Una narrazione complessa ma fruibile, che ho riletto per entrare nel migliore dei modi in quell’epoca storica.
Un intersecarsi di tante realtà, diverse tra loro, nei palazzi dei ricchi e nelle stamberghe dei poveri.
Le ritualità.
Ho compreso di avere di fronte un grande scrittore.
Poi mi accorsi che non era solo uno scrittore ma anche un poeta, un registra, un commediografo, un professore.
Poi arrivò il “ Birraio di Preston “ e “ Conversazione su Tiresia “ , quest’ultimo tradotto in teatro e recitato dallo stesso Camilleri nel Teatro Greco di Siracusa.
Una ambientazione sublime.
Ma nella recita, Andrea Camilleri , toccava argomenti anche diversi dalla narrativa, metteva pillole di saggezza per altro attinenti e comprensibili.
Nel 1994, scrive “ La forma dell’Acqua “ . Nel 1996 “ Il cane di Terracotta “ – “ Il ladro di merendine “ .
Inizia così l’era di Montalbano, diventata una serie televisiva, di grande successo in Italia e all’estero.
Inchioda davanti alla Tv milioni di persone e risulta vincente anche nelle repliche.
Per quanto mi riguarda, ho preferito : “ La pazienza del ragno “ – “L’odore della notte “ – “ Il giro di Boa “ .
Con “ Riccardino “ uscito post mortem, si chiude l’era dei romanzi di uno dei più grandi scrittori, se non il più grande.
Simpatico, ironico, intransigente, colto, ha raccontato meglio di tanti altri la storia dell’Italia, sia politicamente che, soprattutto sociale.
Ha conosciuto Pirandello e Sciascia e tanti altri grandi siciliani e non solo.
Mi ha accompagnato, il Maestro, in diverse fasi della mia vita. Un insegnante attento. Un saggio.
Rimane con noi su tutti i tantissimi libri, sempre nuovi nella rilettura.
Lui, cieco, vedeva molto bene e lontano, sempre con la sua semplicità, con la sua voce rauca, con la sua sigaretta…
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