Quando si dipende, indipendentemente

DI PINA COLITTA

Ogni essere che viene al mondo cresce nella libertà e si atrofizza nella dipendenza.
(Silvano Agosti)

In questo fine settimana, dopo le piogge torrenziali di questi giorni, il mio pensiero è andato a tutte quelle persone che vedono in questo fenomeno meteo, una ragione in più per rintanarsi in casa.

Aiutati dal cielo cupo e dal rumore fragoroso della pioggia e dei lampi, creare la propria zona confort, attaccati ad un computer, impegnati in giochi di strategia e di azione, a volte in macabre simulazioni di combattimenti all’ultimo sangue e di accumulo morti.

Tanti morti all’attivo, rappresentano tanti traguardi raggiunti e vittorie … Mi riferisco ovviamente a situazioni ludiche che spesso degenerano in vere e proprie dipendenze, come quella sempre più imperante da videogiochi.

Si aggiunge infatti alle altre e già degli anni 80 esiste la dipendenza dal gioco on-line. In questa categoria di dipendenza da internet sono inclusi comportamenti che vanno dal gioco d’azzardo e videogames ed è stata recentemente inserita addirittura nella terza sezione DSM 5. (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali).

L’OMS ha inserito la dipendenza da videogiochi nell’elenco dei disturbi mentali.

Ormai gli studi mostrano come la dipendenza da giochi online è associata a gravi conseguenze per la salute psicofisica della persona, insieme ad una drastica riduzione delle relazioni interpersonali; dal 2022 questo fenomeno è considerato una patologia rientrante nei disturbi mentali, comportamentali e di neurosviluppo.

L’ansia, la tristezza e la rabbia per esempio possono causare il bisogno di cimentarsi in situazioni in cui questo groviglio di emozioni si dipana.

In ogni caso il circolo vizioso che accomuna tutte le dipendenze sono l’impulso, l’azione e il senso di colpa; essere dipendenti in fondo significa sfuggire alla realtà o perlomeno alle emozioni, che inevitabilmente ne fanno parte.

L’incapacità di resistere all’impulso il piacere o il sollievo derivati da una dipendenza e la vergogna e rimorsi che sopraggiungono puntuali quando le acque si sono calmate, questo è ciò che accade a chi ha una dipendenza.

Qualsiasi essa sia, il circolo vizioso della dipendenza comprende comportamenti e stati d’animo che si rinforzano a vicenda e non c’è un punto di partenza ben definito, ogni elemento può innescare il successivo: l’ansia la tristezza o la rabbia per esempio possono causare il bisogno di giocare, con comportamenti che poi producono senso di colpa ed emozioni negative sempre più intense.

A volte può iniziare tutto con un comportamento non tanto dovuto ad un vero e proprio impulso, quanto alla semplice abitudine. Chi hai una dipendenza spesso agisce in modo meccanico. Non ne sente davvero il bisogno, ma comunque non riesce ad immaginare di non farlo altre volte.

La dipendenza si esprime con un senso di urgenza, come qualcosa che bisogna fare quasi per placare uno stato emotivo, si deve fare e basta.

Nel meccanismo di chi è dipendente, dire bugie, inventare giustificazioni è all’ordine del giorno. I comportamenti caratteristici di persone che, ovviamente, fanno fatica ad ammettere il problema: chi ha una dipendenza è convinto che potrebbe smettere quando decide lui.

È solo nell’immaginario collettivo pensare che la dipendenza possa essere la caratteristica di una persona debole.

Chi è dipendente rifiuta la realtà perfino davanti all’evidenza.

La mancanza di autoregolazione dei dipendenti non riguarda solo la sfera emotiva, infatti in molti hanno difficoltà a rispettare gli impegni presi, a sopportare lo stress della responsabilità lavorative, ad accettare i normali limiti della vita di coppia.

I dipendenti hanno uno spiccato bisogno di essere accuditi e guidati temendo di non essere in grado di prendere buone decisioni, sono insicuri senza la presenza del partner o di chiunque eserciti su di loro una qualche influenza.

Il gioco quindi diventa un ruolo importante nella vita dell’individuo, lascia poco spazio per ben altro; ogni comportamento ed emozione ruota attorno il dipendente che ha sbalzi d’umore all’apparenza inspiegabili: può essere scontroso e teso, cupo e depresso quando non è impegnato nel gioco, ma a volte invece è euforico ed eccitato.

Perché solitamente c’è il rifiuto a comprendere la dipendenza a farsi aiutare dai danni provocati dalle proprie azioni? Certamente perché potrebbe essere troppo costoso in termine emotivo e tutto ciò porta ovviamente porta a disordini e conflitti nell’ambito familiare e relazionale.

La libertà ci rende “uomini”. La dipendenza ci fa restare “animali”. La libertà ci rende responsabili. La dipendenza ci rende schiavi.
(Vasco Rossi)

Scusate se gioco…

Immagine tratta dal web

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