Quattordici novembre, l’ultima carezza

DI GIOVANNI DE LUCIA

Il precariato non è solo una condizione di svantaggio lavorativo, precari possono essere anche i rapporti sociali e soprattutto quelli d’amore.

Io l’amore l’ho vissuto con un orecchio sempre troppo attento ad un squillo del telefono e un occhio pronto a captare anche le tue più piccole ombre.

Sembrerebbe una condizione da sfigato, dove ci si riduce a desiderare una passeggiata, una carezza, un croccantino e praticamente manca il collare e il guinzaglio.

Ed invece no, gli amori precari ti donano quel primo amore tutti i giorni. È vero, ti riduci a sbirciare dietro il recinto della sua vita come un ladro, sorridendo compiaciuto dei complimenti che riceve e pronto a rubare quell’incrociarsi di sguardi che non avviene mai.

Però si impara a leggere i tramonti, a respirare a pieni polmoni i sogni. Un precario d’amore sembra aver gettato la propria dignità in una tavolozza di colori, sembra che vomiti le proprie passioni in risme di carta, che flagelli la propria anima con corde di violino.

Un precario d’amore ha le lacrime più salate, perché ha il mare dentro.
Se ti dicessi che ricordo tutti i tuoi ti amo detti nella penombra di una stanza, perché un precario si accontenta del buio e dei sussurri, tu non mi crederesti ma potrei declamarli uno per uno, quelli che in te si confondono con la fulgida luce dei tuoi giorni.

Un precario sa che non ci si abitua mai a sentirsi lasciar la mano mentre si passeggia, perché non comprende il “che potrebbero dire”, per lui verrebbe meno solo la gioia di quell’intrecciarsi di dita.
Un precario d’amore deve indossare una maschera, quasi per lui fosse sempre carnevale.

Però potresti chiedere al tuo mondo chi ti lava le ferite, chi ti asciuga le lacrime, chi con te respira i tuoi silenzi.
Vivi in una dimensione di timore e solitudine inaccettabile e per questo amplificata, incartata in mille lustrini per i tuoi tanti giochi.

Io da precario questo ruolo l’ho scelto, forse molto tempo prima che il cuore ti iniziasse a battere.
Ma c’è un’altra cosa che vorrei dirti e che non sai, gli amori precari vivono con l’animo dei cani di strada, sai quelli che ti seguono per la vita ed il perché non lo sanno neanche loro, ma ti amano incondizionatamente e per non farti soffrire vanno a morire lontano.

Io questa strada, mio malgrado, l’ho iniziata e non ho più voglia o bisogno di voltarmi indietro, perché io sono il tempo che ti ho donato, sono i ricordi che ti verranno in mente tra una risata e un’altra, durante una festa e una cena, un viaggio, uno di quei tanti momenti in cui non potevo esserci.

Ma io amore precario, io amore di strada non avevo pulci, forse solo sogni. Così a te resta una chiavetta usb piena di tue foto, quelle i cui scatti ho rubato, perché analgesici per le mie tante notti in una sala d’aspetto.

Non ci saranno però i tuoi fammi volare, i tuoi stringimi forte, lo stupore del primo caffè, le torte di mezzanotte, il sentirsi sempre con i sedici anni dentro.

Non ci saranno più le risate e lo spogliarsi in fretta.
In una chiavetta usb non puoi trovare tutto, ma il resto lo potrai avere tra la veglia e il sonno, tra il cielo ed il mare nell’ora del tramonto.

Foto dal web

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