Quattro assi di legno

DI GIOVANNI DE LUCIA

La cosa che più mi manca è la tua carezza, quella che mi accompagna ferma tra i pensieri e i dubbi di questa vita.
Quello che cerco ogni notte è la luce della tua anima attraverso il tuo sguardo, un caleidoscopio di colori che sconfiggono i draghi ad ogni angolo di strada.

Mi hai plasmato come argilla impastando i tuoi sogni al tuo essere madre.
Hai rattoppato le mie ferite con fili d’argento.

Con te ho conosciuto le mie stagioni, ho bevuto dalla tua bocca che sapeva di frutta fresca.
Mi ha insegnato il desiderio dell’onda del mare.
Potresti avere cento nomi e mille anni ed io non avrei mai avuto abbastanza tempo per dipanare il gomitolo di fede che mi hai donato.

Oggi tra le ingiustizie di questo mondo sei un fiore tra le crepe di questo asfalto, una carezza tra i fiori dei mandorli, una preghiera, un insegnamento, un monito a ricordare un solo grande unico concetto, che questo teatro della vita non è altro che quattro assi di legno inchiodate, dove piccoli attori recitano l’incosapevolezza che solo un comico come Groucho Marx, riuscì a definire: “gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta” .

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