Queen Elizabeth II, Andy Warhol

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Andy Warhol ha un desiderio, quello di essere famoso come la Regina d’Inghilterra, tuttavia rendendosi presto conto di quanto l’impresa possa rivelarsi ardua, decide di ripiegare in buon ordine limitandosi a ritrarla in una serie dei suoi iconici ritratti.

È il 1985, e l’artista, partendo dalla celebre fotografia scattata da Peter Grugeon nel 1977 in occasione del Giubileo d’Argento della sovrana, la stessa utilizzata dai Sex Pistols come copertina dell’irriverente album God save The Queen – in realtà il dissacrante gruppo punk non fece mai alcuna mossa politica, nonostante il disperato corteggiamento di quanti tentavano di sfruttarne il clamore mediatico a proprio favore.

L’unico gesto vagamente diretto in tal senso fu organizzare una sorta di crociera del giubileo, scendendo il Tamigi a bordo del battello Queen Elizabeth. Un’iniziativa nemmeno particolarmente rivoluzionaria, il cui unico effetto fu probabilmente quello di incidere positivamente sulla popolarità della regina, ben lungi dall’essere scalfita da tali gesti – la rielabora secondo la nota e consueta varietà di colori che ne caratterizza le serigrafie, inserendola in una serie denominata Reigning Queens.

Elisabetta II, Beatrice d’Olanda, Margherita di Danimarca e Ntobi Twala dello Swaziland, al pari di Marilyn Monroe e Jaqueline Kennedy, prendono posto nei noti ritratti celebrativi della cultura di massa: ridotti o elevati a prodotto di consumo, secondo l’enigmatica visione dell’autore, il quale, a dispetto di un’immagine stravagante e di culto, mantenne costantemente un naturale riserbo caratteriale, entrano anch’essi di diritto in un Olimpo celebrativo di indubitabile tendenza.

Ed Elisabetta II, nel 2012, in ossequio alla propria concreta e alquanto sagace lungimiranza, acquista quattro dei suoi ritratti – che esporrà al Castello di Windsor in una mostra intitolata The Queen: portrats of a monarch – in occasione del Giubileo di Diamante.

Le opere, in cui la sovrana indossa la tiara Vladimir, la collana della Regina Vittoria per il suo Giubileo d’Oro e gli orecchini di nozze della regina Alessandra, misurano 100 x 80 centimetri e sono effettivamente cosparse di polvere di diamante, dettaglio quanto mai adatto all’occasione.

Stampate su tavola, recano la firma HC 3/3 Andy Warhol, dove la sigla HC sta per Hors Commerce, vale a dire Fuori Commercio, e da ciò si evince chiaramente la difficoltà a reperirle sul mercato con le conseguenti notevoli quotazioni.
In occasione del Giubileo di Platino, iniziativa descritta in un articolo per Elle dalla giornalista Elena Fausta Gadeschi, si fa inoltre menzione della curiosa possibilità di acquistare un frammento del quadro, appartenente alla Collezione della Corona, per una cifra simbolica di 100 sterline.

Il ritratto è stato diviso in 3500 azioni, messe in vendita a partire da luglio, secondo quanto di recente accade con opere contemporanee di valore cospicuo. Anche un’opera di Banksy e il famoso Magenta da un penny, francobollo stampato al contrario e per questo assurto ai primi posti tra gli errori filatelici, hanno subito il medesimo trattamento.

Un modo come un altro per permettere al pubblico di possedere, almeno in parte, un’opera d’arte, in ossequio inoltre alla grande passione di Andy Warhol di rendere l’arte accessibile al più vasto numero di persone possibile…

God save The Queen
Her Majesty Queen Elizabeth II

Andy Warhol, serie Reigning Queens, 1985
Immagine: Artslife

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