Quel caffè proibito con biscotti “senza”

DI MANUELA MINELLI

Sto faticosamente mettendomi a dura prova. Già mi era stato concesso un solo caffè  al mattino, appena sveglia, per motivi di salute, poi stop. E vabbè , in pochi mesi mi sono abituata. Poi, sentendomi profondamente in colpa, quasi vergognandomi della mia scarsa forza di volontà, abbassando lo sguardo quando il barista me ne metteva uno sul bancone, che mi sembrava quasi avesse lo sguardo severo, come se anche lui sapesse della mia debolezza, un altro caffè ci scappava sempre. Il fatto di averne bevuti per anni e anni anche quei 5-6 al giorno, talvolta anche di notte, in chiusura di cena nottambula, salvo poi dormire beatamente, è ormai un lontano ricordo.

“Che fai prendi un caffè?”, “Che ti offro? Un caffè?”, “Allora ragazze, caffè per tutte?”.
Quanti caffè “di lavoro” abbiamo bevuto pur di non passare per quelle scassamarroni snobine, che al bar ordinano un caffè d’orzo freddo in tazza bollente, macchiato tiepido con latte di soia sì, ma mi raccomando biologica, e poca schiuma, però non fino all’orlo? No, perché il caffè di lavoro veloce non ha simili, non ha bevande equiparabili in gusto, effetto energizzante e rapidità. Pensateci: un the al bar ci metti 45 minuti a berlo, perché è sempre bollente e i colleghi scalpitano. Il the al bancone non si può e non si deve bere. A meno che non hai un pomeriggio da spendere, seduta, a sfogarti dei mal d’amore con l’amica del cuore, a sgranocchiare compulsivamente pasticcini, da thè appunto, versando lacrime bollenti nella tazza con l’unico vantaggio di impedire al the di raffreddarsi.
Stessa cosa dicasi per una cioccolata.
Un cappuccino è un’altra cosa ancora, perché se ormai hai eliminato il latte e i suoi derivati dalla tua dieta e il latte di soia, unica alternativa che trovi nei bar, ti provoca conati di vomito, insomma il caffè puro e semplice è l’unica alternativa.
Orbene, da ieri la mia macchina del caffè rossa bellina bellina, quella amata da George Clooney, che pare prenda solo caffè che esce dal suddetto attrezzo, è in assistenza. E non solo…ma le macchine del caffè di cortesia, quelle che ti permettono di non avere crisi di astinenza, erano terminate.
E non ditemi di tornare alla moka, no. Per me ormai il “caffè” è solo quello con la schiumetta, la cremina, che comunque non potrei fare sbattendo zucchero e prime gocce di caffè che esce dalla moka, perché ho il divietissimo di ingerire zucchero. E con la stevia o con una cosa inquietante e misteriosa che si chiama eritrolo, la schiumetta non riesce, neppure se sbatti per mezza giornata.
Scendere al bar sotto casa vorrebbe dire essere già sveglie, lavate e vestite e, a quel punto, il caffè non mi servirebbe più, in quanto il primo (e per me ormai unico, sigh!) caffè del mattino io lo assaporo con gli occhi ancora appiccicati e il segno del cuscino sulla faccia ancora intrisa di sonno.
Questo in realtà è un appello per i vicini caritatevoli.
Chi volesse fare una buona azione e contribuire a mettere in moto i neuroni stanchi della vostra vicina dell’interno 19, per un tempo che potrebbe allungarsi fino – Dio non voglia – ad una settimana, sappiate che avrete tutta la mia gratitudine a vita e potrei ricambiare con quei famosi e costosissimi “biscotti senza”. Quelli senza frumento, senza uova, senza latte, senza olio di palma, senza polifosfati, senza cioccolata, senza burro, e, soprattutto, senza zuccheri aggiunti.
Non sanno di una minchia, ma imbevuti di caffè, almeno, sanno di caffè. 😉
L'immagine può contenere: tazza di caffè e bevanda

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