Quel dolce novembre

DI GIOVANNI DE LUCIA

In fondo ci scattava dentro quell’istinto di sopravvivenza che ci costringeva a fuggir via da noi stessi. Zaino o valigia, dentro non abbiamo mai messo la quotidianità.

Le nostre date non rispettavano le festività, perché la gioia ci esplodeva dentro improvvisa e non c’erano santi o eventi da celebrare, ma solo fughe verso tramonti, che si abbracciavano ad albe insieme a noi.

La domanda che ti ponevo sempre era: “ci sei stata”?
Ogni nostra meta doveva essere una scoperta per entrambi, un vivere solo nostro. Volevo che i profumi, i suoni dei luoghi e i sorrisi della gente fossero tutti e solo per te e che tutti potessero vedere la luce che avevi dentro.

Quindi l’Istria a novembre, una lunga passeggiata sul lungomare tra Portorose e Pirano e tu che mi chiedevi se ero stanco di camminare, avrei camminato con te per tutta la vita. Nella piazza di Pirano c’era una palazzina con una targa a ricordo di una storia d’amore: “Lasa pur dir”.

Tu forse non te ne accorgesti, perché insistente era quel ripetuto squittire improvviso del tuo telefono. Sono sempre i soliti rompipalle e tu che facevi finta di non sentire fino a quando il vibrare di quella quotidianità non ci costringeva a lasciarci le mani.

– Notizie buone?
– Niente di che, una cena sabato; il nuovo weekend; è uscito il nuovo film e poi c’è l’evento di beneficenza. Sai i problemi della mia amica; stanno organizzando al Balzolo”
– Va bene, il tempo di andare domani a vedere l’unico fiordo dell’Adriatico a Rovinj e ripartiamo.

L’auto la guidavi tu, cosa che di solito non faccio fare, ma avevo bisogno di fissare quei pochi momenti nostri nella mente. “Lasa pur dir”, non ci apparteneva già più.

Foto dal web

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