Questo essere sospesa nel tempo del covid

DI DANIELA LUCCHESI

Un minuscolo essere vivente ha sospeso le nostre vite.

Rifletto sulla condizione di sospensione che personalmente conosco bene perché molte volte l’ho preferita e scelta nella mia vita: la sospensione del giudizio, di una decisione, di una relazione, del dovere.

Questa attesa esitante in cui spesso ho indugiato prima di tuffarmi nella mischia della lotta dell’esistenza.

Condizione tipicamente adolescenziale che ho cercato di protrarre a lungo ma da molti anni ormai non posso più permettermi.

Di questi tempi invece osservo stupita che non è solo una mia scelta esistenziale ma un’imposizione subita che accomuna gran parte dell’umanità, ovunque nel mondo le attività febbrili dell’uomo-formica sono temporaneamente sospese.

Cerco la definizione della parola sul dizionario.
Sospeso: Collocazione di un oggetto in modo che non tocchi terra, mediante assicurazione dello stesso a un sostegno posto in alto.

E immagino le nostre vite leggere volteggiare in alto, come se i nostri piedi non riuscissero più a toccare terra, il corpo sospeso.

I miei passi normalmente lasciano un’impronta sulla terra, sebbene esile, e il mio affanno quotidiano traccia un disegno nello spazio, è come se ora quel disegno fosse più sbiadito, come fosse tracciato con la matita leggera.

Nel vocabolario trovo anche altri significati:
2 fig. Stato di apprensione, di ansiosa attesa. 3. Interruzione, per lo più provvisoria o temporanea, da un’attività o da una funzione, imposta d’autorità come punizione o per altri gravi motivi.

E un’altra immagine si delinea nella mia mente: sono sospesa ma sull’orlo di un piccolo precipizio. È una specie di pozzo, non troppo profondo, ma assai buio, impenetrabile alla vista.

Consento ai miei piedi di sfiorare terra e mi sporgo appena per esplorare questa voragine, ma devo fare attenzione, il terreno intorno all’apertura è cedevole, non posso né voglio caderci dentro, ed è una cosa che accade più di frequente ad una donna quella di precipitare dentro un buco nero.

Gli uomini sono preservati da cadute inopportune dalla loro solidità, dalla loro felice praticità e spesso da una buona dose d’inconsapevolezza.

E in un momento come questo significherebbe sentire tutto ciò che non va nel mondo e dentro di me, avvertire distintamente la fragilità umana, l’insostenibile leggerezza dell’essere, la mia vita appesa ad un’esile eventualità, perchè non si sa se appartenga al caso o alla necessità l’eventualità del vivere o del morire.

Sentire quanto incompiuta sia ancora la mia esistenza, quanto imperfetta la mia capacità di amare. Forse è meglio rinsaldare il filo che mi tiene appesa un po’ più in alto, e tornare a fluttuare in questo spazio- tempo leggera e più o meno felicemente inconsapevole.

E infine mi tocca sospendere proprio tutto. Sospensione non solo dei doveri ma anche dei desideri ancora da realizzare che sono semplicemente rinviati a data da destinarsi, e non importa se alcuni desideri mantengano l’impellenza del Se non ora quando… sono comunque rinviati, per imposizione legislativa.

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