Radio Story: negli anni ’80/90, per un’emittente libera, l’approvvigionamento di dischi era di fondamentale importanza

di Enzo Mauri (speaker radiofonico)

Per quelli come me che lavoravano nell’ambito della radiofonia romana negli anni ’80 e ’90, il “giro” delle case discografiche rappresentava una consuetudine, cadenzata più volte nell’arco del mese.
Per un’emittente l’approvvigionamento di dischi era fondamentale non solo per tenere sempre aggiornata la materia prima su cui si basava la maggior parte della programmazione, quasi del tutto di natura musicale, ma anche per conservare buoni rapporti con chi poteva procurarti le interviste agli artisti emergenti e soprattutto a quelli che godevano già di ottima fama, in particolare durante il Festival di Sanremo.

Era insomma un vero e proprio lavoro di pubbliche relazioni, da svolgere nella maniera migliore tanto che a occuparsi della mansione, era in genere sempre la stessa persona dotata di un certo appeal.
Resta inteso che non tutti i dischi arrivavano dalle case discografiche, alcuni venivano acquistati sul mercato d’importazione, badando che non appartenessero alle etichette da cui ci si riforniva. I dischi provenienti dal mercato estero, infatti, giungevano sempre con notevole anticipo rispetto a quello italiano e alle case discografiche non garbava che venissero trasmessi cosi presto.
Essere simpatico al promoter di turno ti permetteva d’avere le novità più succulente cui veniva sempre abbinata qualche produzione di minor valore che “dovevi” comunque trasmettere affinché i buoni rapporti restassero tali.
Difficile ma non impossibile che la figura di turno ti offrisse in dono un album intero, le etichette puntavano sulla promozione del singolo brano di conseguenza dal cassetto magico spuntava in genere solo quello, con la raccomandazione di suonarlo in altissima rotazione.
I promoter chiusi nei loro uffici ascoltavano tutte le radio della loro zona per verificare che certi dischi andassero effettivamente in onda, a volte si concordavano degli orari ben precisi e se qualcosa non tornava, te ne accorgevi la volta successiva in cui li andavi a trovare.
A Roma le case discografiche erano quasi tutte in zona viale Mazzini, (a parte la mitica BMG situata negli storici uffici di via Tiburtina), che guarda caso era la medesima sede di molte emittenti radiofoniche. La scelta della location era determinata dal fatto di trovarsi vicini non solo alle etichette più importanti ma anche alla Rai, di conseguenza si avevano buone possibilità di ricevere la visita dell’artista di turno ricevuto poco prima negli studi di via Asiago o via Teulada.
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