Resta ancora un attimo, per favore

DI GIOVANNI BOGANI

 

Con voce elegante e leggera, con gentilezza e tatto, una ragazza che studia editoria mi ha detto che queste pagine sono troppe. Sono troppi questi fogli sparsi, questi flash, queste fotografie di parole che sembrano uscite da uno scatolone. Mi ha detto che “funzionano” se sono poche. Se diventano tante, ci si stanca. L’ha detto con la massima delicatezza possibile, come quando si deve comunicare l’esito inappellabile di una risonanza magnetica.

Ma allora, perché continuo a scrivere? Perché so di non aver visto nulla di te. Perché ogni minimo ricordo, ogni tua parola che strappo al niente in cui sei finita, ogni attimo in cui riesco a vederti di nuovo è un regalo. Sto cercando di capire chi eri, e l’immagine complessiva mi sfugge. Ogni piccola cosa, ogni strappo di foto che tiro su dal pavimento della memoria, mi aiuta. Mi aiuta a capire chi eri. Chi sei, forse. E mi aiuta a capire chi sono. È difficile andare in fondo a qualcosa, ogni volta ci provo. Ogni volta mi tuffo in questo mare, trattengo il respiro, cerco di tornare su con qualcosa.

In questo tempo di buio, di silenzio che ci è stato imposto, è stato più facile fare immersioni. C’era meno rumore, la notte era fatta di buio e di silenzio. C’erano meno mail, meno telefonate, niente conferenze stampa inutili dove andare di corsa. Sta tornando tutto, sta tornando la gente sulla spiaggia. Adesso ci sono solo pochi minuti per andare giù, trattenere il respiro, guardare. Come in quel film dove un uomo ogni giorno si immerge per incontrare una piovra, per guardarla vivere, per scoprire qualcosa di una vita così diversa. Ogni giorno ho portato su pochissimo. Ma forse quel poco compone la tua fotografia. E nessun tuffo è stato proprio inutile.

Non c’è una storia, è vero, in questo libro. E la tua storia non è speciale, è una storia come tante: una bambina che nasce, cresce e poi, una manciata di anni dopo, scompare da questa terra e finisce chissà dove. Probabilmente in nessun luogo. Dentro la tua vita ci sono stati dei drammi, ma io la tua vita non l’ho raccontata come un brano sceneggiatore, costruendo il batticuore, le lacrime e il sollievo. Queste pagine sono come i nostri giorni: qualche volta si ride, qualche volta si piange, più spesso non succede niente. Arriva la sera, e ciao a domani.

Non ci sono colpi di scena. C’è solo una storia, la storia di una vita, una piccola storia vera. E poi, forse è vero che non riesco a finire, non riesco a mettere un punto. Finché sono vivo, continuo a cercarti senza trovarti, ma illudendomi di restare ancora un po’ cone te. A ogni pagina è come se ti dicessi “resta ancora un momento”. Ancora un attimo, per favore.

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